"Non sono disponibile". Così Draghi stronca le voci sul bis

Il premier respinge l'ipotesi di restare a Palazzo Chigi. E sulla Meloni assicura: "Ho rapporti normali". Poi non ha fatto mancare una sorta di monito sulla questione Mosca

"Non sono disponibile". Così Draghi stronca le voci sul bis

"No". Due lettere che pesano enormemente sullo scenario della politica italiana a soli nove giorni dalle elezioni. A pronunciarle è stato Mario Draghi, che in conferenza stampa ha respinto in maniera lapidaria l'ipotesi di guidare un nuovo governo nel corso della prossima legislatura. La domanda rivolta al presidente del Consiglio era chiara: è disposto a un secondo mandato alla guida di Palazzo Chigi? Risposta negativa.

Guai per il Terzo Polo

La presa di posizione del premier di certo non crea entusiasmo nel Terzo Polo, che da giorni ha indicato la soglia del 10-12% come condizione imprescindibile per provare a far restare Draghi alla guida di un nuovo esecutivo. Ma il diretto interessato ha preferito sfilarsi da questo scenario, rigettando dunque la possibilità di prendere le redini di un nuovo governo dopo le elezioni politiche di domenica 25 settembre.

Fonti di Azione però non si arrendono e ribadiscono che la loro ricetta politica resta sempre la stessa: un governo di unità nazionale sulla base dell'agenda Draghi, possibilmente con lo stesso Draghi al timone. "Altro non poteva dire come è ovvio", viene fatto notare dagli ambienti del partito di Carlo Calenda.

Sempre da Azione arriva una frecciata all'indirizzo di Enrico Letta, che ormai da tempo si punzecchia a distanza con il Terzo Polo: "Non si capisce con chi voglia governare Letta. Non con i suoi alleati, non con i 5 Stelle". Quello al Pd viene giudicato un "voto buttato proprio perché non è in grado di fare una proposta di governo al Paese". Invece Letta da giorni si è appellato al voto utile, sostenendo che una preferenza al Terzo Polo sia un assist a Fratelli d'Italia.

La sferzata di Pd e M5S

Fonti del Partito democratico hanno subito colto la palla al balzo per sferzare Azione e Italia Viva. Dal Nazareno prendono atto delle parole di Draghi e mettono nel mirino Carlo Calenda e Matteo Renzi: "Con il no di Draghi a qualsiasi proposta di Draghi Bis, ora è ancora più chiaro: la proposta di Calenda e Renzi non esiste. Se non nel loro suggestivo mondo immaginario".

Sulla questione si registra l'intervento anche del Movimento 5 Stelle tramite Giuseppe Conte: "Adesso precipiteranno nello sconforto tutti coloro che hanno come unico programma un'agenda Draghi o un metodo Draghi. L'interessato non è disponibile e lo aveva detto. Che cosa faranno?".

A esporsi è stato pure il senatore Danilo Toninelli, che sul proprio profilo Twitter ha chiamato in causa anche Letta del Pd: "Non oso immaginare la disperazione di Letta, Renzi e Calenda che avevano puntato tutto sul 'se votate noi tornerà Draghi con la sua agenda'". Infatti va ricordato che il Partito democratico aveva iniziato la campagna elettorale incentrandola sulla necessità di portare avanti l'agenda Draghi.

I rapporti con la Meloni

Il premier Draghi ha inoltre toccato un tema non indifferente, ovvero quello dei rapporti con Giorgia Meloni definiti del tutto normali: "Sono i rapporti normali di uno che è stato presidente del Consiglio per un anno e sei mesi, come con tutti i leader dei partiti, sia di quelli di governo che di quelli di opposizione". E, rispondendo ai giornalisti che chiedevano conto delle indiscrezioni sui suoi rapporti con la leader di FdI, ha aggiunto una battuta: "Voi continuate a ricamare... Va bene".

Il presidente del Consiglio non ha voluto palesare la propria preferenza politica, evitando dunque un endorsement a favore di un determinato partito. Ma al tempo stesso ha rivolto un appello preciso agli italiani: "Io sono stato precipitato, catapultato dall'alto, quindi non sarebbe giusto da parte mia dare giudizi sui toni della campagna elettorale. La campagna elettorale si svolge con una grande varietà di toni, è sempre stato così. La cosa più importante è che tutti vadano a votare. Sul mio voto c'è il segreto dell'urna".

Il monito sulla Russia

Draghi non ha fatto mancare una sorta di monito sulla questione Mosca: "C'è quello che ama i russi alla follia e vuol togliere le sanzioni e parla tutti i giorni di nascosto con i russi...". Un tema che copre un ruolo di assoluto rilievo soprattutto alla luce della guerra in corso con l'Ucraina.

Ma il premier ha voluto rimarcare con chiarezza la posizione del governo italiano: "Le sanzioni funzionano, la propaganda russa ha cercato di dimostrare che non funzionano. Non è vero. Bisogna continuare su quel fronte".

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