Cambia il digitale terrestre: da buttare 9 televisori su 10

Manovra, ok al passaggio alle nuove frequenze entro 5 anni: addio a 40 milioni di tv. Il costo? 4 miliardi

Cambia il digitale terrestre: da buttare 9 televisori su 10

È un termine per soli tecnici ma tanti lo ricordano bene e non senza una certa ansia: lo switch-off del Natale 2012, cioè il passaggio dalla tv analogica al digitale terrestre fu un incubo per milioni di utenti. Con il tempo la nuova tecnologia ha mostrato il volto buono, con l'arrivo di una pioggia di canali tv. Ma il ricordo delle ore passate a collegare decoder e risintonizzare le tv in cerca del Commissario Montalbano o di Striscia la Notizia è troppo fresco perché l'annuncio di un nuovo switch-off non provochi un brivido nei teleutenti. Gli addetti ai lavori ne discutono da anni, ma ora c'è una data. Un lungo articolo (l'89) della manovra ora al varo, fissa il passaggio a una nuova tecnologia di trasmissione a partire dal 2020, con la conclusione entro il 30 giugno 2022.

Le nuove sigle, DBV-T2 ed Hevac, al profano non dicono nulla, ma si tratta di un aggiornamento del digitale terrestre. Stavolta non porterà nuove e mirabolanti funzioni né un vertiginoso aumento dei canali. Ma gli spettatori si accorgeranno eccome del passaggio imposto dalla manovra perché, per poter guardare i programmi delle tv pubbliche e private in chiaro a cui siamo abituati, sarà necessario cambiare il 90 per cento degli apparecchi (40 milioni di tv). Solo quelli venduti di recente, non più di due anni fa, potrebbero avere già incorporato la tecnologia necessaria a ricevere il nuovo segnale. La stragrande maggioranza saranno cancellati per legge, da buttare. Anche se uno stratagemma per prendere tempo c'è, esattamente come accadde con lo switch-off di cinque anni fa: comprare un decoder adatto al DVB-T2 e all'Hevac (l'una è la tecnologia di trasmissione l'altro il sistema di codifica delle immagini).

L'operazione non è indolore. La manovra prevede uno stanziamento di 750 milioni da dividere tra tutti coloro che dovranno sostenere i costi del passaggio (anche le emittenti dovranno rinnovare i propri apparati). Solo 100 milioni sono destinati al sostegno all'acquisto dei decoder. Secondo una stima pubblicata l'anno scorso dal sito specializzato DDay, il costo dell'operazione ammonterà tra i 2 e i 4 miliardi. Come accadde nel 2012, lo spegnimento del vecchio segnale sarà graduale e differenziato per regioni.

L'operazione ha un solo scopo: liberare le vecchie frequenze per il 5G, la nuova rete internet che ci consentirà di navigare in modo superveloce in mobilità, con telefonini e tablet. La Corea la sperimenterà in occasione delle olimpiadi del 2018 e se ne dicono meraviglie. Consoliamoci così.

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