Cameron e la vittoria che lo inguaiò

Si sentiva sicuro, David Cameron. Sicuro che l'idea di indire un referendum per l'uscita dalla Ue, lanciata per pure questioni di bottega, alla fine non sarebbe passata. Convinto che le beghe interne al Partito conservatore, dilaniato tra pro-Ue e anti-Ue e incalzato all'esterno dall'Ukip di Nigel Farage, alla fine sarebbero state messe a tacere con una bocciatura dell'ipotesi referendum da parte degli alleati di governo, i Liberaldemocratici dell'ultra-europeista Nick Clegg. Invece l'ex premier britannico che nel 2015 promise agli inglesi il voto sull'addio alla Ue, per poi subirlo e doversi dimettere, aveva sbagliato i suoi calcoli. Nel 2015 vinse in maniera talmente netta le elezioni generali, al punto da conquistarsi una maggioranza assoluta con la quale potè fare a meno dei LibDem e dunque dell'unico freno alla sua promessa di un referendum per la Brexit. Il resto è storia.

A raccontare il retroscena «del più grande errore della vita di Cameron» è Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, che nella nuova serie Inside Europe: Ten Years of Turmoil series, presto in onda su Bbc2, racconta della «paura negli occhi di Cameron» quando si rese conto che non avrebbe potuto avere da Bruxelles le concessioni che aveva promesso agli inglesi e avrebbe dunque perso il referendum. «Lo avvisai - racconta Tusk - Rischi di perdere tutto». Il presidente del Consiglio Ue racconta di averlo avvertito: «Anche se tutti i primi ministri promettono di aiutarti - gli disse - la verità è che nessuno ha voglia di una rivoluzione in Europa solo per colpa del tuo stupido referendum».

«Fu allora che gli chiesi: perché hai convocato questo referendum? È così pericoloso, così stupido», racconta di aver domandato Tusk. Cameron gli disse, lasciando di stucco il leader europeo, «che l'unico motivo era il suo partito». E fin qui nessuno ha mai dubitato che l'ex premier si sia mosso per frenare le spinte interne. Ma ecco la novità: «Mi disse che si sentiva più che sicuro, pensando di non correre rischi perché i suoi partner di coalizione, i Liberali, avrebbero bloccato il referendum». E invece il 7 maggio 2015 stravince le elezioni generali. I LibDem non siederanno più al governo con lui: «Così paradossalmente Cameron è diventato la vera vittima della sua vittoria» è l'analisi di Tusk.

Che racconta anche la dura telefonata con cui l'ex leader conservatore lo informò delle sue intenzioni di dimettersi. «Era come se il giorno della resa dei conti stesse per arrivare, la resa dei conti sul peggio errore della sua vita».

GaCe

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