Da tempo ormai le dimensioni raggiunte dall'evento a Milano, ma anche a Prato e a Roma, non appartengono più alla categoria dei «trascurabili», ma neanche dei «consueti». Basti pensare che quest'anno sotto la Madonnina gli accessi all'area dalle non esigue dimensioni dove ieri la comunità cinese e lombarda ha festeggiato con la grande parata il proprio Capodanno - quella intorno all'Arco della Pace e a piazzale Sempione - per la prima volta sono stati contingentati. Con strade limitrofe chiuse al traffico già a partire dalle 11, varchi d'ingresso e d'uscita dotati di metal detector e un massimale di 16mila partecipanti. Così, complice la splendida giornata, anche il milanese più sonnacchioso (o, se preferite, quello più «imbruttito») non ha potuto anche solo fingere di piombare in una qualunque domenica cittadina e non accorgersi di quanto gli stava accadendo intorno. Semplicemente perché «la Cina è (sempre più) vicina». E tutta Milano - tra viabilità impazzita, sfilate di costumi improvvisati qua e là e un cielo terso solcato da aquiloni che lasciano alle spalle le sfortune dell'anno appena trascorso - in un modo o nell'altro stavolta ha dovuto prenderne atto. E accettare che questo modello d'integrazione che funziona abbia reso la nostra città tra le capitali occidentali più cinesi al mondo, con ben poco da invidiare a metropoli come Londra o New York. Con 41mila persone circa, Milano e la Lombardia ospitano infatti la più grande comunità cinese d'Italia.
È stato in grande stile infatti che, a partire dalle 14, i cinesi hanno iniziato a festeggiare l'arrivo del 2025, l'anno del serpente verde di Legno, un segno zodiacale che nella tradizione orientale e nel calendario lunare simboleggia la saggezza, l'intuizione, l'eleganza e la trasformazione all'insegna della strategia. Se in Occidente infatti può suonare come un insulto dare del serpente (velenoso) a qualcuno non è così in Oriente, e di certo non in Cina dove il serpente - sesto animale dello zodiaco - proprio per la sua capacità di cambiare pelle, rappresenta la difficile arte di adattarsi. Un segno molto apprezzato in tutta l'Asia per la sua bellezza e intelligenza: perché «i serpenti - si dice - si tengono lontani dalle superficialità ed esplorano l'essenza delle cose».
Il giorno ufficiale che ha segnato il passaggio al nuovo anno in realtà era stato mercoledì 29 gennaio, ma il grande appuntamento con tutte le iniziative organizzate con impeccabile precisione e grande fantasia dalla Chinatown di via Paolo Sarpi, da sempre fulcro della più grande comunità cinese d'Italia e da settimane addobbata per l'evento con lanterne e lucine in attesa del grande giorno - chiaramente non poteva che tenersi ieri, domenica successiva a quella data. E unico giorno in cui i cinesi, stacanovisti indefessi, fanno uno strappo alla regola e possono decidere, se occorre, di non lavorare.
A Prato, invece, dove il Capodanno cinese è da anni un evento imperdibile (su 195mila abitanti il 20 per cento è cinese, ndr) i festeggiamenti sono iniziati il 28 gennaio e perdurano per tutto il mese di febbraio. Anche a Roma, dove fino al 12 febbraio è festa grande nei quartieri dove la comunità cinese è più radicata, da piazza Vittorio Emanuele II (considerata la Chinatown romana) all'Esquilino, non si scherza: il cuore delle celebrazioni è atteso per il prossimo fine settimana, tra l'8 e il 9 febbraio, con la due giorni di festa nei Giardini Nicola Calipari.
A Milano le celebrazioni all'Arco della Pace ieri hanno preso il via con la danza del drago e del leone per proseguire con esibizioni in costume, esibizioni di arti marziali, danza e canti.
E tra stand culturali e gastronomici dove assaggiare le pietanze tipiche dell'«Impero Celeste» - involtini, dumplins, bao e tanto altro - è stato subito chiarissimo che anche molti milanesi preferiscono festeggiare questo Capodanno che il loro.
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