Cara Lagarde, con i tassi non si scherza

Fermatela! Questo è il vero, secco titolo che bisognerebbe fare su Christine Lagarde, senza stare a perdere tempo sulle metafore animali che accompagnano i fini analisti monetari

Cara Lagarde, con i tassi non si scherza

Fermatela! Questo è il vero, secco titolo che bisognerebbe fare su Christine Lagarde, senza stare a perdere tempo sulle metafore animali che accompagnano i fini analisti monetari. Quanto falco, quanto colomba lei, quanti falchi e quante colombe ci siano nella Bce, con questa raffica di aumenti del costo del denaro il Bestiario economico europeo sta producendo danni enormi senza nulla sentire: le critiche, gli inviti alla prudenza, la crisi sempre più preoccupante delle banche. Intanto la rata dei mutui variabili è già arrivata a mangiare spesso il 40% del bilancio familiare e non bisogna essere premi Nobel per sapere che oltre il 30% l'azienda famiglia è a rischio default. Vogliamo parlare delle aziende? Venerdì scorso a Firenze il presidente Mattarella, in relazione anche al suo recente viaggio in Kenya, ha celebrato le nostre Pmi, un modello di rapporto tra imprenditoria e territorio che il mondo ci invidia e che vuole importare. Un autostrada per le relazioni commerciali del futuro. Però nel frattempo le nostre aziende più piccole, parte vitale di quel sistema, sono travolte dagli interessi dei prestiti. Finiremo in recessione senza meritarcelo, pur essendo sani e resilienti, nonostante guerre e crisi energetiche, con l'inflazione che tornerà a un mitologico 2% solo fra qualche anno. E la politica, quella vera, che fa se la cosiddetta politica monetaria della Banca centrale europea non è in sostanza una politica, cioè non ha una visione della realtà internazionale e di quella dei vari Paesi membri se non quella di una purezza monetaria scissa da tutto? Certo l'indipendenza della Bce è un pilastro della governance istituzionale di Bruxelles, non è come in America dove poche ore dopo il tonfo della Silicon Valley Bank è apparso in tv il riparatore zio Biden. Eppure è giunto il momento che i governi, compreso il nostro, si muovano in modo autorevole. Se il Consiglio europeo è la via maestra per orientare le grandi decisioni collettive, è necessario che la Lagarde, già più cauta dopo l'audizione sullo stato delle banche, avverta che ci sia un'interlocuzione con i vari leader che rappresentano le preoccupazioni dei vari Paesi.

In breve, con la stessa chiarezza dell'inizio, i rialzi dei tassi devono essere di minor entità, più diluiti nel tempo, devono essere frutto di verifiche periodiche e devono essere comunicate con meno freddezza. Ci provi signora, ne va della nostra vita.

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