Una bordata dopo l'altra contro la Regione Lombardia, colpevole, secondo il professor Nino Cartabellotta, di truccare i numeri dei contagi per riaprire prima e riavviare tutte le attività. Accuse pesanti, che andranno tutte verificate, visto che da Milano è partita subito una querela nei suoi confronti. Ma chi è Nino Cartabellotta? Un medico chirurgo di 55 anni, che ha dedicato il suo impegno professionale per migliorare il servizio sanitario. Insomma, è uno tra gli esperti più autorevoli di metodologia della ricerca e della sanità. Il suo nome non sarà noto all'opinione pubblica come lo è invece nella comunità scientifica, dove il suo lavoro viene tenuto in alta considerazione. È presidente e direttore scientifico della Fondazione Gimbe, fondata nel 1996, quella che ha pubblicato lo studio in cui si mettono all'indice alcune regioni, tra cui la Lombardia, Liguria e Piemonte ed Emilia Romagna, le quali, a suo avviso, non dovrebbero riaprire tutto perché sottostimerebbero i contagi.
Cartabellotta, però, si spinge oltre, affermando che il presidente lombardo Attilio Fontana e l'assessore Giulio Gallera truccherebbero i numeri. Non sappiamo che cosa abbia mosso il medico e ricercatore nel fare dichiarazioni così pesanti e tutte da dimostrare. Se da un lato lo studio della Fondazione Gimbe evidenzia quali siano le regioni più a rischio, e su cui non c'è da dubitare, dall'altro le parole di Cartabellotta mettono in luce un certo pregiudizio nei confronti della sanità lombarda. D'altronde, la regione definita un'eccellenza sotto il profilo sanitario, tanto da attirare per decenni pazienti da tutta Italia per la qualità delle cure, si è scontrata con una pandemia che ha messo a dura prova la sua resistenza. Come in tutta Italia, del resto. Ma non è questo che Cartabellotta contesta. Ma il modello. La troppa sanità privata. Poco importa che nella quotidianità dimostri di non avere concorrenti. Quindi un evento straordinario, il coronavirus, riapre lo scontro pubblico-privato. E il presidente della Fondazione Gimbe, da sempre sostenitore del servizio pubblico, legittimamente non ha dubbi da che parte stare.
D'altronde, nella sua attività di coordinatore scientifico dei programmi istituzionali della Fondazione c'è #salviamoSSN, finalizzato a salvaguardare un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico. E nel suo blog come nei suoi editoriali sul Sole 24Ore Sanità esprime chiaramente quali siano i suoi riferimenti e la sua battaglia. Non ha lesinato critiche, da esperto naturalmente, alla sanità delle regioni, spesso amministrate dal centrodestra.
Oppure quando ha messo in guardia, in un articolo sul Sole 24Ore, il ministro della Salute Roberto Speranza, appena insediato, dai «parlamentari renziani pronti a picconare iniziative troppo di sinistra a favore della sanità pubblica».
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