Dal caseificio ai prosciutti, l'azienda di famiglia alla conquista del mondo

I conti 2023 con ricavi per 312 milioni In Italia 430 dipendenti, 1.200 all'estero

Dal caseificio ai prosciutti, l'azienda di famiglia alla conquista del mondo
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Il made in Italy è sempre frutto di un'intuizione che modernizza un prodotto tradizionale. La brianzola Rovagnati, da questo punto di vista, non fa eccezione. Nata come caseificio, cambia oggetto sociale per un'idea del giovane Paolo, rampollo della famiglia che - lasciati gli studi - si dedica all'attività di famiglia e capisce che il futuro per una piccola azienda lombarda non è nei formaggi dove la concorrenza è tanta, ma nel territorio inesplorato dei salumi. La vera svolta è, però, legata agli anni '80 con la marchiatura a fuoco in continua sulla cotenna del prosciutto cotto, fino ad allora considerato uno dei salumi meno nobili. Da quel momento - grazie anche all'abbinamento con le trasmissioni di Mike Bongiorno - il grande salto sulla ribalta nazionale del Gran Biscotto, la punta di diamante della linea.

Con il successo arriva anche l'espansione e, così, dallo stabilimento dove tutto si originò, a Biassono, arrivano anche quelli limitrofi di Villasanta e Arcore (universalmente nota come sede della magione del Cav). E poi l'Emilia Romagna con l'ampliamento dell'offerta non solo ai prosciutti ma anche alla mortadella e alla pancetta. Di qui la costruzione degli impianti di Faenza, Sala Baganza e Felino, gli ultimi due a due passi da Noceto dove mercoledì sera Lorenzo Rovagnati ha incontrato un triste destino.

Alla prematura scomparsa di Paolo Rovagnati a 64 anni nel 2008, erano stati infatti i due figli Lorenzo e Ferruccio a portare avanti - insieme alla madre Claudia che è presidente del gruppo - il business. I risultati del lavoro - e lo dicono i numeri - sono stati più che buoni. La Rovagnati spa è un gruppo che nel 2023 (ultimo bilancio disponibile) ha raggiunto un valore della produzione di 320 milioni e un fatturato di 312 milioni. La crescita degli utili, che per l'azienda è sempre stata una costante, in quell'anno si è interrotta a causa del caro-carni, ma nel quadriennio precedente i profitti cumulati avevano toccato i 20 milioni, segno che i due ragazzi ci sapevano fare. D'altronde, il successo non è mai frutto dell'improvvisazione ma di un lento percorso di apprendimento che ha portato Rovagnati ad espandersi sui mercati internazionali. Prima l'Europa (Germania, Francia, Belgio, Irlanda), poi il resto del mondo compresi gli Usa dove nel 2020 è stato aperto uno stabilimento in New Jersey, a Vineland, per produrre i salumi direttamente in loco ed evitare gli annosi problemi dell'export italiano in questo settore. Con 430 dipendenti in Italia e oltre 1.200 nel mondo, Lorenzo e Ferruccio erano pronti a lanciare la nuova sfida, ossia portare l'export al 40% del fatturato dal 10% circa che ha caratterizzato l'azienda negli ultimi anni.

Ai due ragazzi non mancava certo il fegato per rischiare. Rovagnati ha infatti acquistato la produttrice di macchine per salumi Berkel nel 2014 e tre anni dopo la storica azienda fiorentina di cartoleria Pineider.

Erano sfide in procinto di essere vinte: Berkel con un fatturato di oltre 20 milioni annui è vicina al breakeven, Pineider in pochi anni ha raddoppiato i ricavi a oltre 6 milioni. Non sempre, però, il destino concede il tempo necessario.

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