Il caso Forteto ritorna a rivivere grazie al libro Setta di Stato di Duccio Tronci e Francesco Pini. In apparenza può sembrare un classico caso di cronaca di provincia, di abusi sui minori ma i reati che si nascondono dietro alla comunità il Forteto, fondata nel 1978 da Luigi Rodolfo Fiesoli, conosciuto come il “Profeta”, condannato in giugno a 17 anni di carcere (anche se è ancora libero) è l'emblema di come la sinistra protegga gli amici e di come le reticenze e le omissioni della politica sono più gravi dei reati stessi.
"Ho provato una grande amarezza perché il Pd non voleva che la mozione arrivasse in aula. Chi governa dovrebbe avere la massima trasparenza", ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia ricordando come il Pd nel luglio scorso abbia respinto il commissariamento della cooperativa proposto da Fi-Lega-M5S-Fdi, che volevano andare a fondo sulla vicenda che tocca da vicino la sinistra toscana che ha sempre idolatrato Il Forteto come una comunità d'eccellenza e spesso, proprio in quei luoghi dell'orrore vi chiudeva le sue campagne elettorali. "Dietro al Forteto - spiega Tronci, uno degli autori - ci sono legate tutta una serie di omissioni, reticenze che vedono responsabile le istituzioni, lo Stato". "Sono 84 gli anni complessivi di condanne quelli comminati dal tribunale di Firenze a 16 persone per reati che vanno dagli abusi omosessuali ai maltrattamenti ai minori. Parliamo di una comunità in cui ci sono ancora tutti i condannati e quattro membri su cinque dell’attuale cda hanno testimoniato a favore di Rodolfo Fiesoli al processo e non dobbiamo poi dimenticare che in questi anni Il Forteto, come cooperativa si è beccato 1,2 milioni di euro dalla Regione Toscana e nel 2014 ha fatturato 18 milioni di euro".
Si sta parlando di una cooperativa dove tutti compreso i bambini, dovevano lavorare tutti i giorni, senza ferie, né sabati né domeniche. "Una comunità particolare - spiega la deputata forzista Debora Bergamini, promotrice della mozione - dove si propagandavano teorie contrarie alla famiglia tradizionale. È noto che uomini e donne vivevano separatamente, la commistione era vista come una minaccia al funzionamento dell’intera comunità e chi veniva affidato al Forteto poteva vivere solo lì perché l’esterno era negativo". "Una vera e propria "setta" - spiega Pini, il secondo autore del libro - dove c’è un capo, un leader indiscusso e non c’è spazio per il dissenso". "Dentro il Forteto - conclude Pini - il rapporto sessuale doveva essere esclusivamente tra persone dello stesso sesso.
Tutte le persone che hanno testimoniato al processo hanno raccontato delle pressioni psicologiche subite ma la comunità ha avuto la capacità di circondarsi di magistrati, assistenti sociali, giornalisti che hanno raccontato il Forteto come se fosse il paradiso dell’Eden e così non si è mai smesso di mandarvi bambini in affidamento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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