Il caso Gregoretti è tornato alla ribalta in questi giorni per via della richiesta, da parte del tribunale dei ministri di Catania, di processare l’ex ministro Matteo Salvini. Del caso, il prossimo 20 gennaio, se ne occuperà la giunta per l'immunità del Senato.
L’ex titolare del Viminale potrebbe infatti essere indagato per sequestro di persona ed abuso di ufficio per aver negato, sul finire dello scorso mese di luglio, lo sbarco dei migranti a bordo della nave Gregoretti. Questi ultimi erano stati soccorsi a largo della Libia e portati dal mezzo della Guardia Costiera nel porto di Augusta.
Si è trattato di uno degli ultimi episodi che ha coinvolto, sulla tematica dell’immigrazione, il governo Conte I: pochi giorni dopo è scoppiata la crisi di governo che, a settembre, ha portato alla formazione del Conte II.
Ma mentre il caso Gregoretti tornava in primo piano per via delle notizie inerenti il procedimento giudiziario aperto sulla vicenda, nei centri d’accoglienza continuavano a rimanere i migranti approdati nel nostro paese proprio con la nave della Guardia Costiera.
Soltanto nelle ultime ore infatti, le 131 persone sbarcate dalla Gregoretti sono state imbarcate su un volo con destinazione Berlino. Per cinque mesi, il destino di questi migranti è rimasto impelagato nelle maglie della burocrazia e della diplomazia.
Eppure, il via libera allo sbarco di quelle persone è arrivato proprio in virtù della promessa, da parte di alcuni paesi europei, di farsi immediato carico di determinate quote di migranti arrivati in Italia. In particolare, è stata la Germania in quei giorni estivi ad offrire la maggiore disponibilità.
Una solidarietà, quella europea, tanto decantata da molti esponenti del nuovo governo che però, nei fatti, per tutto questo tempo è rimasta solo sulla carta. Ed il caso non può che diventare politico. Come detto, la giunta per le immunità del Senato dovrà esprimersi sul caso Gregoretti e decidere se mandare o meno a processo Matteo Salvini.
Una circostanza questa già vista in occasione del caso Diciotti: anche in quei mesi, il segretario del Carroccio era indatto per sequestro ed abuso di ufficio. La giunta del Senato ha deciso però quella volta di salvare dal processo il leader della Lega. Era lo scorso mese di marzo, il governo era ancora quello a trazione gialloverde in cui il Movimento Cinque Stelle era alleato dei leghisti ed i voti dei senatori grillini sono stati decisivi per l’esito sopra descritto. Adesso invece Luigi Di Maio, leader politico del movimento, ha annunciato la volontà di schierarsi contro l’immunità a Salvini.
Un cambio repentino di idea, che lo stesso attuale ministro degli esteri (nonché vice premier nel Conte I) ha giustificato proprio in virtù del “clima di solidarietà” instauratosi nei giorni del caso Gregoretti in ambito europeo. Secondo Di Maio, era giusto sul caso Diciotti prendersi la responsabilità di quanto accaduto a livello governativo in quanto, come dichiarato testualmente dal ministro, “occorreva dare un segnale all’Europa”. Mentre, nello scorso mese di luglio, secondo il leader politico dei grillini il vecchio continente si era già mosso in aiuto dell’Italia e dunque non occorreva trattenere dentro la Gregoretti i migranti.
I fatti di queste ore dicono il contrario: i 131 migranti sono rimasti nel nostro paese per 5 mesi, presi in carico dai paesi che hanno offerto disponibilità proprio nei giorni in cui le vicende dello scorso mese di luglio sono tornate alla ribalta mediatica.
Di Maio dunque, è in procinto di decidere per un radicale cambiamento di posizione in sede di giunta per le Immunità sulla base di un pretesto, quale quello della solidarietà europea, che alla prova dei fatti è apparso molto labile.
In generale, il tema della redistribuzione dei migranti ha rappresentato in questi mesi uno degli argomenti maggiormente affrontati a livello mediatico dall’attuale esecutivo. Il ministro degli interni Luciana Lamorgese, successore di Salvini, ha più volte rivendicato successi su questo tema, parlando di “svolte storiche” e di una solidarietà europea adesso realmente manifestata. Tuttavia, la situazione rispetto a prima non è per nulla cambiata: le promesse di solidarietà c’erano anche prima del Conte II, il caso Gregoretti lo dimostra, ed il vertice di Malta, che avrebbe dovuto intaccare un meccanismo automatico di redistribuzione, è stato un flop annunciato.
Eppure tanto è bastato a Di Maio, che per la verità nei primi giorni dopo
l’insediamento del nuovo governo era tra i più scettici sui ricollocamenti, per cambiare radicalmente linea politica e far votare ai suoi in modo diverso in sede di giunta per le immunità rispetto ad appena nove mesi fa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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