La passione politica di suo padre quando si manifesta?
“Lui fin da adolescente partecipò attivamente al movimento cattolico, impegnandosi anche in politica fra i democratici cristiani di Murri. Dopo la I° guerra mondiale aderì al PPI di Sturzo e si distinse nell’attività sindacale delle Leghe bianche. Sottosegretario all’Industria con Mussolini, si dimise non appena i popolari uscirono dal governo. Dopo la caduta del fascismo partecipò con altri dirigenti come De Gasperi alla fondazione della Democrazia Cristiana”.
Come trascorse gli anni della dittatura fascista?
“Molto in disparte. Quando vennero a Roma da Milano – dove aveva gestito alcune attività imprenditoriali con un nipote – vivevano in un convento vicino al Vaticano. Furono anni difficili anche perché mia nonna materna era ebrea per cui abbiamo avuto molti parenti nei campi di concentramento, qualcuno è morto, qualcuno si è salvato. Nel famoso attentato di Via Rasella la mamma passava di lì e ci fu la polizia che gli disse: “Corra… corra… corra, i tedeschi stanno prendendo chiunque”. Lei cercava di avvertire mio padre e aveva mio fratello in carrozzina”.
Parlava di politica in casa?
“Molto poco, noi poi eravamo piccoli anche se sentivo qualche conversazione come “Merzagora si è ritirato…”. Ci diceva solo che dovevamo essere d’esempio, soprattutto quando fu eletto presidente della Repubblica. È stata una bella lezione di vita perché ti insegna anche ad essere normale nei riguardi del prossimo nonostante la posizione importante”.
La vostra vita immagino venga stravolta una volta eletto presidente della Repubblica.
“Sì, ma non tanto perché siamo rimasti a casa. Lui non ha voluto assolutamente che ci trasferissimo al Quirinale”.
Come definirebbe suo padre dal punto di vista politico?
“Un DC anomalo. Era un uomo che aveva le sue idee e un grande carisma. Lo accusavano di essere troppo presidenzialista, di ficcare il naso in troppe cose… però era anche uno che quando vedeva qualcosa che non andava lo diceva chiaramente. Ma soprattutto aveva delle idee, dei progetti per il futuro dell’Italia e non voleva rinunciarci, anche mettendosi contro la maggioranza del suo partito”.
A quali compagni di partito fu più legato?
“Certamente all’On. Alberto Folchi che fu ministro dello Spettacolo e padrino di mio fratello. Con Giovanni Leone c’era un legame, ma era più un’amicizia politica. Mi ricordo che lo conoscevamo bene. In generale erano comunque tutte amicizie politiche anche perché non ricordo di aver mai visto esponenti di partito dentro casa”.
Fu un presidente della Repubblica che data l’epoca viaggiò molto.
“Sì. Mio fratello lo portò in Russia dove incontrò Nikita Krusciov. Mentre io andai con lui in Argentina. Un viaggio bellissimo, lo ricordo come una meraviglia, anche se mi teneva un po’ in disparte dovendo presenziare a molte cene ufficiali. A Buenos Aires fece un discorso commovente e sentito alla comunità italiana che alla notizia dell’arrivo del presidente lo accolse con una grande festa. Pure a me, che mi divertivo molto, mi diceva di salutare. Ad un certo punto poi piegò il foglio, lo mise in tasca e cominciò a parlare a braccio. Quel discorso cominciava: “Italiani, gente della mia terra, gente benedetta ovunque tu vada a lavorare…”. Aveva una facilità di parola straordinaria”.
Nonostante gli impegni politici è stato un padre presente?
“Sì. Lui e la mamma non hanno mai fatto mancare il loro affetto e la loro presenza. Papà era fantastico, molto carismatico anche in famiglia. Ma non era un padre padrone. Era una persona con cui si parlava con molta tranquillità. Era un padre, vero e sincero, pronto a sentire anche quelle che erano le necessità dei figli. Non ha mai mancato di venire a un pranzo o a una cena a casa salvo impegni ufficiali”.
Nei libri di storia politica si racconta che suo padre amasse molto le donne.
“E le donne amavano lui. Ma sono tutte favole, altrimenti mia madre non ci sarebbe stata vicino. Poi è una cosa di cui non mi sono mai accorta, ho sempre visto i miei genitori molto uniti”.
Che tipo di First Lady fu sua madre, Carla Bissatini?
“Presente e discreta. Durante quel periodo diventò presidente della Croce Rossa ed era una cosa che le piaceva molto, soprattutto perché poteva essere utile nell’aiutare il prossimo”.
Indro Montanelli fu molto critico nei confronti del presidente Gronchi.
“Dove poteva lo pizzicava sempre. Ha continuato anche dopo. Ma non ci faceva più caso, invece a me faceva una grande rabbia. Una volta ci attaccò persino sul trenino elettrico fatto costruire al Quirinale per noi ragazzi per tenerci buoni quando capitava che dovessimo passare delle ore in quel grande palazzo. Un treno che sparì al termine del mandato.
Forse la vicinanza a Mattei non lo aiutò.
“Una delle tante favole che si raccontano su mio padre fu che fosse miliardario. Ma lui era tanto bravo in politica quanto fare affari per carità… Si dice che fosse suo pure il Grattacielo Pirelli a Milano, case ovunque… Qualche anno fa, il regista Mario Monicelli definì mio padre “un presidente corrotto”. Io l’ho sentito e denunciato. Non ha mai intascato un soldo da nessuno, su questo era l’uomo più onesto che ci fosse sulla faccia della terra”.
Nel tentativo di rielezione alla presidenza della Repubblica pare che Mattei gli mise a disposizione un miliardo di lire per convincere diversi parlamentari a votarlo.
“Questa storia non la conosco. E non credo che puntasse alla rielezione. Ma ripeto, è una faccenda che non conosco. Posso solo dire che quando smise di fare il presidente della Repubblica tirai un sospiro di sollievo perché era pesante”.
Per gli appassionati di francobolli il vostro cognome è legato al famoso “Gronchi rosa”.
“Non ne abbiamo nemmeno uno. Lo aveva mia zia che era una collezionista”.
Perché a differenza di molti figli d’arte, penso ai Segni, Piccoli, Craxi, Berlinguer ecc… Lei non è mai scesa in politica?
“Perché non me ne importava niente e sarei stata un’eterna rompiscatole, c’erano troppe cose che non mi andavano bene. E non ho mai avuto questo desiderio. Un certo periodo mi fecero un’offerta dal PSI ma rifiutai”.
Nel 2018 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è andato al cimitero di Pontedera a commemorare i 40 anni dalla morte di suo padre. Nell’intervento ha detto: “Giovanni Gronchi è stato l’unico sindacalista eletto alla più alta magistratura della Repubblica”.
“Il presidente Mattarella è stato molto gentile. Fu una bellissima cerimonia. Io Sergio lo conosco da quando eravamo ragazzi, perché andavamo a scuola di musica insieme, suonava la fisarmonica con la famosa signora Magnaschi. Poi il papà di Sergio credo fosse amico di mio padre”.
Il più bel ricordo di suo padre?
“Una cosa che mi è piaciuta tanto fu quando nel ’62 ho fatto la licenza liceale.
Lui aveva finito di essere presidente e ricordo che stavo in camera a ripassare la Divina Commedia, ad un certo punto è arrivato e l’abbiamo ripassata insieme. Andai benissimo e lui fu molto felice di questo. Aveva studiato alla Scuola Normale di Pisa e aveva una cultura straordinaria”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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