È partito il fuoco di sbarramento contro Enrico Letta, che ha rilanciato la proposta di una dote per i neomaggiorenni da finanziare con una tassa di successione sui patrimoni plurimilionari. Idea che aveva avanzato anche durante il governo Draghi: «L'altra volta quando ne parlai tutti cominciarono a dire ah, si toccano le successioni! - ha detto Letta al Tg2 - ma è giusto che chi ha un patrimonio plurimilionario lasci qualcosa alla società e se quel qualcosa viene ridato ai giovani, che oggi sono attanagliati dalla precarietà, credo sia il senso di generazioni che si aiutano».
Tra i primi a tuonare contro la proposta che il segretario del Pd coltiva da tempo è stato proprio il suo potenziale ma più difficile alleato, Matteo Renzi, con cui il percorso che dovrebbe portarli insieme alle elezioni resta accidentato. «Lo dico con la morte nel cuore ma il Pd ha iniziato la campagna elettorale in un modo che giudico folle. Si legge che vogliono candidare Di Maio in Emilia-Romagna, proprio lui che diceva che il Pd rubava i bimbi alle famiglie. Ieri poi Letta ha detto che bisogna mettere la tassa di successione. Da segretario del Pd ho sempre detto no ad aumentare le tasse. Aumentare quella di successione è folle. Si pagano già tante tasse in questo Paese, possiamo almeno morire gratis?», ha detto il leader di Italia viva a Mezzora in più su Rai3. Dichiarazioni che cristallizzano le distanze, anche sui contenuti, tra i due ex premier. La via di una possibile alleanza dove nessuno mette veti resta lastricata di ostacoli.
Contro la proposta cannoneggia compatto il centrodestra: «Noi non siamo come Letta che vuole la patrimoniale. La politica fiscale della sinistra è continuare il vecchio ritornello dell'aumento delle tasse. Su questo ci batteremo per evitare tasse su successione, patrimoniale, case. Basta tasse», avverte Antonio Tajani. Interviene anche il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè: «Il segretario del Pd, Enrico Letta, butta giù la maschera e svela la vera anima inossidabile della sinistra: tassare, tassare, tassare. Dopo essere stato fermato da Forza Italia durante il governo Draghi sull'ipotesi di introdurre una patrimoniale sulla successione (il premier lo liquidò dicendogli che non era il momento di mettere le mani nelle tasche degli italiani), oggi rilancia la sua proposta: inseguire con le tasse gli italiani anche dopo la morte. Forza Italia abolì la tassa di successione durante i governi presieduti da Silvio Berlusconi - ricorda Mulè in una nota -. La proposta di Letta è demagogica e strampalata: prevede che muoiano contemporaneamente oltre 400mila italiani (l'1 per cento dei contribuenti) consentendo al Pd di confiscare parte dei loro patrimoni. Una follia che va di pari passo con l'altra proposta dei suoi alleati di Sinistra italiana che vorrebbero introdurre una patrimoniale sui patrimoni netti per persona fisica superiori ai 500mila euro (bastano una casa e pochi risparmi). Ecco la sinistra che chiede il voto ai cittadini: la coalizione delle tasse e nulla più». «Letta persevera - rincara l'azzurra Anna Maria Bernini -, confermando che la vocazione del Pd è quella del partito delle tasse. Il contributo di solidarietà, alias patrimoniale, viene propagandato come uno strumento di equità sociale, ma la realtà è che finirebbe per colpire soprattutto le proprietà immobiliari e i risparmi del ceto medio, un limone già ampiamente spremuto».
Matteo Salvini sintetizza così: «25 settembre. Chi sceglie il Pd sceglie più tasse, chi sceglie la Lega sceglie la flat tax al 15% e la pace fiscale. Chi non sceglie, poi non si lamenti». E su twitter posta una card in cui si legge: «Letta rispolvera un grande classico della sinistra: la patrimoniale. Chi sceglie il Pd sceglie più tasse». Giorgia Meloni attacca: «Letta lo ammette: la patrimoniale è il pilastro del suo programma. Il 25 settembre gli italiani potranno scegliere: votare il Pd che vuole più tasse e colpire i patrimoni, oppure votare Fratelli d'Italia che non vuole più tasse e che si batterà per tutelare chi produce ricchezza e crea lavoro». Anche per Maurizio Lupi di Noi per l'Italia ci vede «una patrimoniale mascherata. La soluzione migliore è invece quella del robusto taglio alle tasse sul lavoro per creare occupazione».
Ma boccia la proposta anche l'ex alleato di Letta, Giuseppe Conte: «Il problema dei giovani non lo risolvi tassando i super ricchi e offrendo una dote
ai 18enni. E chi ha compiuto dai 19 anni in su? I giovani non vogliono una dote, vogliono la speranza per il proprio futuro, vogliono un'opportunità concreta di lavoro, non il lavoro precario di un giorno o una settimana».
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