Basta fantasie, ora è ufficiale, non c'è più margine per «gossip» o ipotesi alternative: il presidente uscente Attilio Fontana è il candidato del centrodestra in Lombardia.
Il voto si avvicina, ma l'avversario targato Pd ancora non c'è, e Letizia Moratti, la ormai ex vicepresidente della Regione che si candida guardando a sinistra, potrebbe perdere già qualche pezzo per strada, dato che il suo gruppo mostra già le prime crepe.
L'investitura formale di Fontana arriverà presto, con un vertice di coalizione che a questo punto è imminente, ma dal punto di vista politico il dado è tratto e gli ultimi residui dubbi - per chi li avesse avuti - si sono diradati ieri con una breve nota della coordinatrice regionale di FdI Daniela Santanché: «Massima stima per il presidente Attilio Fontana e per il lavoro di qualità che sta portando avanti - ha messo nero su bianco la ministra, responsabile politico di quello che adesso è il primo partito della coalizione - Chiederò a stretto giro una riunione con gli altri coordinatori regionali delle forze di centrodestra - ha aggiunto - per avere un confronto comune e condiviso per arrivare all'ufficializzazione della ricandidatura».
Gli altri partiti, sulla candidatura di Fontana, avevano già detto la loro con modalità inequivocabili. Innanzitutto la «sua» Lega, che col segretario federale, Matteo Salvini, non ha perso occasione per ribadire la scelta, con sempre maggior convinzione. Ma anche Forza Italia ha alzato il pollice, e ieri la commissaria regionale Licia Ronzulli è stata nettissima: «Fontana sarà il candidato del centrodestra. Il centrodestra è sempre pronto, non abbiamo paura di andare alle elezioni anche se dovesse accadere a febbraio. Se ci dovesse essere un election day insieme al Lazio per la prima settimana di febbraio, noi siamo assolutamente pronti a votare».
Il effetti resta da sciogliere il nodo della data, ma tutto fa pensare che il giorno delle urne non sia lontano. Eppure nel centrosinistra continuano le discussioni. Il Terzo polo ha deciso di candidare Moratti, scesa in campo risentita con il centrodestra che non le ha concesso la candidatura che considerava dovuta.
I vertici del Pd hanno escluso la possibilità di sostenerla, si parla di Carlo Cottarelli - per quanto abbia subito lo smacco di essere doppiato da Santanché nel collegio di Cremona - e di Emilio Del Bono, sindaco a Brescia. Anche «Più Europa» ha bocciato la «autocandidatura di Moratti» («Un assist al centrodestra») e tuttavia qualcuno conserva la speranza di un accordo largo - ci sono anche i 5 Stelle, per quanto evanescenti in Lombardia - e altri ancora sperano che il partito possa compiere un'inversione a U, al punto da candidare la ex «nemica», che da parte sua sta facendo il possibile per ingraziarsi Pd e compagni, tanto che uno dei più scettici, Pierfrancesco Majorino, ieri ironizzava sul contenuto della intervista a Repubblica: «Ci manca poco che spieghi di essere stata la fondatrice del Pd».
Questo tentativo di accreditamento, difficile da digerire a sinistra, crea problemi anche nel gruppo costruito da Moratti, «Lombardia migliore»: c'è chi era pronto a sostenerla come candidata del centrodestra, ma adesso che è andata altrove sta ragionando se non sia il caso di salutarla, con tanti auguri.
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