Cercasi nomi pop, per i candidati-sindaci del centrodestra. Attrattivi per un elettorato che vada al di là dei tre partiti della coalizione, condivisi e non spartiti tra Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. Più della società civile che della politica di professione. Autorevoli, competenti, magari che buchino lo schermo.
Per Roma, Milano, Torino, Bologna, Napoli la partita di primavera l'opposizione vuole giocarsela con uno schema nuovo. I leader hanno fatto un patto giovedì scorso, quando nel suo studio al Senato Matteo Salvini ha incontrato Giorgia Meloni e Antonio Tajani anche in rappresentanza di Silvio Berlusconi, ora tocca ai dirigenti nazionali e locali tirare fuori dal cappello 5 conigli di tutto rispetto e liste di concorrenti all'altezza.
L'accordo tra i big è di rivedersi con una rosa in mano e chiudere entro fine mese, per partire in anticipo con la campagna elettorale, a novembre. Sgombrato il campo dall'ipotesi che Salvini ambisse al posto di primo cittadino di Milano e la Meloni a quello di Roma, tutti hanno dovuto riconoscere che non si possono ripetere errori del passato. Ci vuole qualcosa di diverso dal modello salviniano della leghista dura e pura, come Borgonzoni in Emilia Romagna e Ceccardi in Toscana, ma anche da quello riciclato di Caldoro in Campania e Fitto in Puglia.
Nell'incontro dei leader il suo nome non è stato fatto ma per il Campidoglio continua a circolare quello del conduttore tv Massimo Giletti. Torinese di nascita (e se n'era parlato anche per il capoluogo piemontese), ma radicato a Roma e gradito alla coalizione, soprattutto sembra a Salvini. Lui ironizza ma non smentisce, anche se nell'ultima puntata di Non è l'Arena su La7 ha avanzato dubbi, dopo aver intervistato uno dei protagonisti di Mafia capitale, Salvatore Buzzi.
L'idea di aspiranti sindaci «di lusso», che diano nuovo appeal popolare, un valore aggiunto, ad un centrodestra allargato piace ai più, anche se alcuni precisano che non devono essere per forza civici e non politici. Il modello indicato da Salvini è quello del manager di area Marco Bucci ora sindaco di Genova, come dell'imprenditore Luigi Brugnaro a Venezia. Il problema è trovarli, i nomi che calzano all'identikit e ottenere la loro disponibilità.
La corsa comunale di primavera per il centrodestra non sarà facile, perché nelle 5 città un'alleanza dichiarata o mascherata tra Pd e M5S appare temibile. E come si è visto alle regionali il clima Covid può favorire la conferma degli uscenti e delle forze al potere. Ma molto dipenderà dai candidati che il centrosinistra schiererà, a Roma per dire sarà diverso se scenderà in campo un Calenda al posto della Raggi o un Barca e per il centrodestra potrebbe riemergere Guido Bertolaso. Così come a Milano bisognerà vedere se ci riproverà Beppe Sala o cederà il passo a Pierfrancesco Majorino. Nel capoluogo lombardo fanno scouting il coordinatore azzurro Massimiliano Salini e il commissario a Milano Cristina Rossello, che annuncia liste affollate di Millennials, tra i 23 e i 38 anni.
Nel cantiere Torino si sondano imprenditori e leader associativi, ma il cerchio è ancora largo. Si parla di Paolo Damilano, industriale di vini e acque cui Salvini aveva pensato come governatore prima dell'azzurro Cirio.
Fdi ragionerebbe sull'assessore regionale Maurizio Marrone e su un ex prefetto non piemontese. Qualcuno in Fi avrebbe sondato l'imprenditrice e parlamentare Claudia Porchetto, che ha rifiutato la proposta nel 2016 e anche ora sembra sfuggente.
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