"Cerchi un altro appiglio", "Avrebbe perso". Scintille tra Conte e Calenda

L'ex premier rinuncia alle elezioni per il collegio di Roma 1 e attacca: "Calenda e altri vogliono farsi pubblicità sulle mie spalle". Il leader di Azione replica: "Sapeva benissimo che rischiava di perdere"

"Cerchi un altro appiglio", "Avrebbe perso". Scintille tra Conte e Calenda

Non c'è stato nulla da fare: alla fine Giuseppe Conte ha deciso di non candidarsi alle elezioni suppletive per il collegio di Roma 1, lasciato vacante dal nuovo sindaco Roberto Gualtieri. Se lo avesse fatto sarebbe sceso in campo Carlo Calenda, che nelle scorse ore non aveva nascosto la volontà di sfidare l'ex presidente del Consiglio pur di non lasciargliela vinta. Si tratta infatti di un collegio che al primo turno delle ultime elezioni amministrative ha fornito un quadro abbastanza chiaro: Calenda 32%, Gualtieri 31%, Michetti 24% e Raggi 10%.

L'attacco di Conte

Forse proprio questi numeri hanno spinto il presidente del Movimento 5 Stelle a fare il passo indietro. Valeva davvero la pena mettere la faccia in una sfida elettorale che - in linea teorica - sarebbe stata ostica? L'ingresso di Conte in Parlamento sarebbe stata sicuramente una mossa per provare a compattare i gruppi, ma un eventuale flop alle urne avrebbe affossato ulteriormente il M5S e la sua leadership.

Comunque ieri l'ex premier non ha fatto mancare una serie di stoccate, indirizzate soprattutto a Calenda e Matteo Renzi, per togliersi qualche sassolino dalle scarpe dopo gli attacchi ricevuti: "Non ho letto le ultime dichiarazioni di Calenda e altri, ma se vogliono farsi pubblicità sulle mie spalle trovino un altro appiglio". Il Partito democratico e il segretario Enrico Letta avevano manifestato lealtà e sostegno alla sua possibile candidatura, ma Conte ha preferito declinare l'offerta perché in questo momento ha ben altre priorità: "Ho ancora molto da fare per il M5S. Non mi è possibile dedicarmi ad altro".

La replica di Calenda

Non si è fatta attendere la replica di Carlo Calenda che, in un'intervista rilasciata a La Repubblica, ha provato ad analizzare le motivazioni alla base della scelta del presidente del Movimento 5 Stelle: a suo giudizio ci sono logiche elettorali, ovvero il timore di incassare una sonora sconfitta. "Sapeva benissimo che avrebbe dovuto correre in un territorio non particolarmente fertile per i 5S e che lì con un avversario forte rischiava di perdere", ha dichiarato il leader di Azione.

A questo punto anche Calenda ritira la sua candidatura poiché il fatto non sussiste più: la sua premura principale era proprio quella di evitare che i grillini potessero calcare "i sacri Colli". Ma in tutto ciò alcune critiche sono bollate pure a Enrico Letta, accusato di "prenderci in giro" sul tema delle suppletive a Roma: "È da tre settimane che ci dice che avremmo parlato. Questo modo di procedere di Enrico dimostra che non c’è nessun Ulivo 2.0 ma solo un Conte 2 riveduto è corretto".

L'affondo di Renzi

Puntuale è arrivata la presa di posizione anche di Matteo Renzi che, "conoscendo la proverbiale mancanza di coraggio di Conte", non aveva mai avuto dubbi sul fatto che si sarebbe ritirato dalla corsa elettorale.

Le frecciatine del numero uno di Italia Viva non sono finite: imputa al presidente del M5S di vivere "di sondaggi" e allo stesso tempo di avere "un terrore senza fine di misurarsi con i cittadini". "Vive di like, ma teme il voto", è la bordata lanciata da Renzi.

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