L'approccio è più che mai pragmatico. Al terzo giorno della conferenza di Baku (Cop29) sul clima la premier Giorgia Meloni ribadisce l'impegno dell'Italia a rispettare gli accordi di Parigi (2015) ma precisa: «La natura va difesa con l'uomo al centro. Un approccio troppo ideologico e non pragmatico su questo tema rischia di portarci fuori strada». Quindi sì al nucleare sicuro, senza rinunciare pregiudizialmente alle energie fossili, aumentando - beninteso - la produzione delle rinnovabili.
I negoziati non saranno semplici, ricorda il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. Quella di Baku è destinata a essere considerala una Cop delle assenze. Non ci saranno il presidente americano uscente Joe Biden, la presidente della Commissione europea Von der Leyen, il francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz, il presidente cinese Xi Jinping, il presidente indiano Modi e il brasiliano Lula, nonostante riceva il testimone della prossima conferenza delle parti, che si terrà proprio in Brasile. Per Pichetto Fratin, che sarà a Baku da lunedì prossimo, pesa non poco «il cambio al governo negli Stati Uniti». Uno dei temi di quest'anno è come determinare le regole per le contribuzioni in favore dei Paesi in via di sviluppo, che al momento, ricorda sempre Pichetto Fratin «è su base volontaria». Essendo un meccanismo volontaristico, osserva il ministro, non è «completamente equilibrato».
Per una Meloni pragmatica ci sono altri premier che non nascondono ambizioni fin troppo generose (come Starmer) e altri (come Erdogan) che tradiscono preoccupazione per la posizione che in futuro prenderanno gli Usa sul tema della difesa del clima. Il premier inglese, infatti, ha dichiarato di essere concentrato «sull'ambizioso obiettivo di fare del Regno Unito la prima grande economia a fornire energia pulita entro il 2030».
Il premier turco, invece, guarda soprattutto all'America di Trump e Musk. E si dice preoccupato della posizione che prenderà il primo mentre confida che sia proprio il secondo a fornire un grande contributo allo sviluppo di strategie adatte a salvare il clima grazie alla tecnologia e all'intelligenza artificiale.
La conferenza di Baku, ospitata tra l'altro in un Paese (l'Azerbaigian) la cui economia regge in gran parte proprio sull'estrazione di gas e di petrolio, discute su due temi portanti: monitoraggio dei piani nazionali e la finanza climatica. Sul tema dell'aiuto ai Paesi in via di sviluppo si è inserita una buona notizia. Ad annunciarla lo stesso segretario dell'Onu. «L'iniziativa Early warnings for all sta lavorando per garantire che ogni persona sulla Terra sia coperta da sistemi di alert preventivo multi-rischio entro il 2027 - spiega Antonio Guterres - Ma abbiamo ancora molta strada da fare. Quasi la metà dei paesi del mondo non sono coperti da sistemi di allerta precoce multi-rischio». Sui tempi si concentra la stessa esortazione avanzata dal Papa, per voce del segretario di Stato Pietro Parolin che papa Francesco ha inviata a Baku per rappresentarlo: «Oggi non c'è tempo per l'indifferenza. Non possiamo lavarcene le mani, con la distanza, con disattenzione, con il disinteresse». La proposta del Papa, riguardo il tema della finanza climatica, è semplice quanto drastica: cancellare il debito dei Paesi poveri.
Sul fronte interno, l'intervento della nostra premier è stato accolto con favore dagli esponenti della
maggioranza che plaudono il ritrovato ruolo da protagonista dell'Italia e la difesa del nucleare pulito, mentre verdi e dem l'accusano di voler continuare a difendere «l'industria fossile», come la chiama Angelo Bonelli (Avs).
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