Col trucco dei duplicati nel voto all'estero cresce il rischio brogli

Il pericolo è che le schede finiscano in mani sbagliate. E i controlli sono soltanto teorici

Col trucco dei duplicati nel voto all'estero cresce il rischio brogli

A pochi giorni dal voto spunta un'altra incredibile lacuna nel voto estero. Una voragine che potrebbe moltiplicare i voti, all'insaputa degli stessi elettori. Sono gli stessi connazionali emigrati chiamati alle urne a essersene resi conto e a denunciarlo. E un documento del Consolato italiano a Londra che il Giornale ha potuto visionare conferma che il rischio è numericamente significativo.

Il sistema prevede che la scheda elettorale venga recapitata per posta a tutti gli italiani residenti all'estero iscritti nei registri dell'Aire. Una categoria che negli ultimi tempi è in continuo aumento, vista la ripresa dell'emigrazione italiana. L'ultimo aggiornamento degli elenchi conta oltre 4,6 milioni di aventi diritto al voto a distanza. A queste persone la scheda è stata recapitata per posta all'indirizzo che hanno fornito all'Aire. E se la busta non arriva? Si può chiedere un duplicato al consolato di riferimento. È capitato a qualche elettore che poi ha consegnato i propri dubbi ai social network: che fine ha fatto la prima scheda, quella che non è mai arrivata a destinazione? In teoria non è utilizzabile, perché insieme alla scheda votata bisogna inviare un tagliando con un numero che la identifica come unica e autentica.

Se, ad esempio, la prima scheda fosse stata consegnata all'indirizzo sbagliato e chi l'ha ricevuta erroneamente avesse deciso di votare pur non avendone diritto, l'ufficio elettorale che raccoglie tutti i voti dall'estero, che si trova a Castelnuovo di Porto, in teoria potrebbe controllare il numero del tagliando e verificare se è stato annullato e sostituito con un duplicato. In teoria.

Ma c'è un rischio ancora più serio: perché c'è anche l'eventualità che la scheda finisca nelle mani sbagliate e che il legittimo titolare non richieda il duplicato perché non interessato a votare. Non è un'eventualità rara: all'ultimo referendum, quando gli aventi diritto al voto dall'estero erano circa 4 milioni, a esprimere il proprio voto erano stati solo in 700mila. E alle politiche un milione e centomila. Dunque c'è un ampio bacino potenziale, circa 3,5 milioni di elettori che, in caso non abbia ricevuto la scheda, non chiederà il duplicato perché non interessato a votare. Dunque chi fosse entrato in possesso della scheda originale potrà benissimo usarla per votare come vuole. O magari venderla.

Ma quante sono le schede recapitate all'indirizzo sbagliato? A parte i disguidi postali, è sufficiente che l'elettore abbia traslocato senza comunicarlo all'Aire, oppure avendolo comunicato dopo giugno 2016, quando è stato aggiornato per l'ultima volta l'elenco degli elettori. E fin qui la minaccia sarebbe tutta teorica. Ma una comunicazione del consolato italiano a Londra fa capire che non è un caso raro. Con l'Italicum è stata introdotta la possibilità di chiedere il duplicato anche con una mail e il consolato di Londra si è attrezzato istituendo un apposito indirizzo (Londra.Duplicato@esteri.it). Agli elettori con cui è entrato in contatto, è stata inviata una risposta automatica avvisando che «questo Consolato si sta adoperando per dare riscontro ad ogni comunicazione ricevuta a questo indirizzo email, tuttavia, STANTE L'ELEVATO NUMERO DI RICHIESTE DI DUPLICATO, potrebbe non essere possibile rispondere singolarmente a ogni email ricevuta». Dunque sono in tanti a chiedere duplicati e quindi sono tante le doppie schede in giro.

La moltiplicazione del voto estero è servita. E il rischio brogli lievita. Su un complesso di voti che, secondo quanto stima lo stesso Renzi, può valere il 3 per cento del totale. Quanto basta per fare la differenza tra vincere o perdere il 4 dicembre.

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