È colpa degli estremisti dell'accoglienza

La tragedia del barcone di migranti esploso a Crotone non è solo un deja vu, ma un brusco richiamo alla realtà. La realtà, dimenticata, del 2016

Screenshot da Il Crotonese
Screenshot da Il Crotonese

La tragedia del barcone di migranti esploso a Crotone non è solo un deja vu, ma un brusco richiamo alla realtà. La realtà, dimenticata, del 2016.

In quell'anno funesto la decisione del governo Renzi di lasciar mano libera alle navi delle Ong e di affiancarvi quelle di una Guardia Costiera chiamata a fornir loro pieno appoggio, ci regalò il primato di 181mila sbarchi e il tragico record di oltre di 4mila 581 morti nel Canale di Sicilia . Checché ne dicano i politici alla Zingaretti, gli intellettuali alla Saviano o i preti alla padre Zanotelli (quello pronto a togliere i biglietti del bus agli anziani per darli ai migranti) le statistiche dimostrano che la presunta solidarietà buonista rappresenta il principale fattore di morte per i disperati decisi a raggiungere le nostre coste. Prendiamo il 2014 e la missione Mare Nostrum. Quell'anno nonostante l'impiego della Marina Militare incaricata di recuperare i barconi fino al limite delle acque territoriali libiche i morti in mare sono ben 3mila e 165. E nel 2015 le vittime toccano quota 3mila 149. Una prima inversione di tendenza dopo il citato «annus horribilis» del 2016 arriva nel luglio 2017. In quei giorni l'allora ministro dell'Interno Marco Minniti introduce i primi provvedimeni per regolare l'attività delle Ong e concorda con Tripoli quelle misure per il contenimento dei flussi migratori rinfacciategli ancora oggi da gran parte del Pd. L'effetto è praticamente immediato. Dopo un giugno terrificante segnato da 23mila 524 arrivi accompagnati dalla perdita di 529 vite umane a luglio gli arrivi si dimezzano scendendo a quota 11mila 461. E di pari passo si dimezzano anche i morti fermi a quota 208. Ma sono i dati di agosto 2017 a offrire la prova incontrovertibile di come il contenimento delle morti richieda - oltre al blocco delle partenze - l'eliminazione di quei fattori «attrattivi» - come la presenza delle navi delle Ong - indispensabili per vendere al migrante l'illusione di un sicuro salvataggio. In quell'agosto, segnato dall'entrata a regime della «cura Minniti», gli sbarchi sono appena 3mila 914 e le vittime soltanto 40. Una correlazione che si conferma nel 2018 e nel 2019 quando le vittime non superano mai quota 1300. L'evidenza di un legame, assai inviso al cinismo buonista, tra morti e partenze era già emersa, peraltro, nel 2010 quando i respingimenti concordati dal governo Berlusconi e dal regime libico del Colonnello Gheddafi fecero registrare soltanto 20 morti a fronte degli oltre 1800 del 2008 e dei 425 del 2009. Ma la malafede buonista, sempre pronta a negare quel legame ribaltando sulle spalle di chi non accetta le sue tesi l'accusa di cinismo e di indifferenza per le vite umane fa di tutto per nasconderci altre morti legate al traffico di uomni. Secondo l'Iom (Organizzazione internazionale per le migrazioni) solo nel 2018 ben 1400 migranti sarebbero morti attraversando il Sahara nel tentativo di raggiungere le coste del Mediterraneo. E il numero delle vittime avrebbe raggiunto quota 6mila600 aggiungendovi quelle cadute sulla stessa rotta nei quattro anni precedenti.

Dietro ogni nave delle Ong pronta a scaricare esseri umani sulle nostre coste e dietro ad ogni politico, prete ed intellettuale pronto a salutarne l'arrivo non si nasconde, insomma, solo lo spettro del disordine sociale presente in Sicilia e in tante altre

regioni, ma anche una sinistra scia di cadaveri. I cadaveri dei disgraziati che, confidando nelle sirene dell'ipocrisia buonista, si sono messi nelle mani dei trafficanti di uomini, ma non hanno mai raggiunto la loro metà.

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