Un'elezione all'unanimità ti fa scordare il passato. E ti fa pure cambiare idea. Dovrebbe saperne qualcosa Pier Ferdinando Casini, eletto presidente della commissione d'inchiesta sulle banche con 21 voti favorevoli alla prima votazione. L'ex leader dell'Udc ha subito annunciato in pompa magna: "Se qualcuno ritiene che questa commissione diventi il palcoscenico di una lunga campagna elettorale non pensi di trovare complicità nel presidente. La commissione o lavora con serietà o diventa un nuovo elemento di discredito della politica". E ancora: "Guiderò la commissione senza timidezza per indagare le responsabilità personali o istituzionali". Parole e pugno duro insomma.
Peccato che soltanto qualche mese fa Casini non avesse proprio un'ottima considerazione della commissione che ora presiede e arrivasse perfino a definirla "impasto di demagogia e pressappochismo che, al di là delle migliori intenzioni, non produrrà nulla di buono per le istituzioni". Così scriveva sul proprio sito il 5 aprile scorso motivando la sua assenza al voto sul ddl che istituiva la commissione d'inchiesta. Il giorno prima infatti Casini aveva affermato: "Dall'inizio della legislatura si sono istituite commissioni d'inchiesta per quasi ogni argomento, è un cedere continuo alla demagogia e alla propaganda che non mi trova d'accordo".
Pensiero anticipato già nel febbraio scorso quando Casini era presidente della Commissione Affari esteri del Senato: "Il fatto che la Commissione d'inchiesta sulle banche sia stata evocata come argomento polemico nel dibattito interno al Pd dimostra quanti rischi vi siano nella sua istituzione. Ho sempre denunciato la patologia di un Parlamento che ogni legislatura istituisce nuove Commissioni d'inchiesta, il più delle volte solo per interessi dei singoli o per affrontare in modo puramente scenografico quello che il legislatore dovrebbe risolvere con gli strumenti normativi che ha a disposizione".
Casini poi rincarava la dose: "Le Commissioni d'inchiesta vanno maneggiate con cura istituzionale, evitando che siano solo cassa di risonanza di polemiche tra i partiti o all'interno di essi. La Commissione sulle banche sarebbe questo.
Strumentalizzare questioni tanto delicate, che riguardano i risparmi degli italiani e che sono già all'attenzione della magistratura, significa prepararsi a una campagna elettorale irresponsabile. Lasciamo le inchieste alla magistratura, senza ingerenze del Parlamento". Ma adesso la musica è cambiata.
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