Torna ad aprirsi, nel centrodestra, la discussione sui balneari. Ieri la svolta, con Fdi che ha lasciato «cadere» il suo emendamento, teso a prorogare le concessioni.
La questione è delicata e gravida di conseguenze, non solo interne. L'Europa infatti preme da anni per concessioni assegnate con gara e con scadenze temporali precise. A questi paletti si oppongono ovviamente i titolari di concessioni, con ampi sostegni. La materia ora è «agganciata» al «Milleproroghe». Giovedì scadono i termini per presentare gli emendamenti e la maggioranza pareva decisa a rinviare l'avvio delle gare. Emendamenti in tal senso sono stati presentati un po' da tutti i partiti del centrodestra. Uno in particolare, a prima firma Lavinia Menunni (Fdi), chiedeva di eliminare il termine del 31 dicembre 2023 per le concessioni in essere, fino al varo di una riforma complessiva. La proposta cancellava in pratica l'attuale scadenza, introdotta dal governo Draghi e confermata dal Consiglio di Stato. Le concessioni, si legge nel testo, «continuano ad avere efficacia fino all'approvazione della legge di riforma organica della relativa disciplina».
Ieri, come detto, la nuova svolta: il gruppo di Fdi al Senato ha indicato alle commissioni Bilancio e Affari costituzionali i propri emendamenti «segnalati», cioè quelli da portare in discussione e al voto con una «corsia preferenziale», e tra questi non vi è quello sui balneari della senatrice Mennuni. All'interno del partito, e della coalizione, però, sui balneari la linea non sarebbe univoca. Fra gli emendamenti segnalati - dunque con possibilità di arrivare in Aula e di essere votati - quelli firmato dagli azzurri Ronzulli-Gasparri e dai leghisti Centinaio-Marti, che puntano a prorogare le concessioni fino al 31 dicembre 2025.
Nel testo firmato invece Marti-Centinaio-Romeo-Gasparri si punta a istituire un tavolo tecnico interministeriale (con «compiti consultivi e di indirizzo») per acquisire «i dati relativi a tutti i rapporti concessori in esseri delle aree demaniali marittime, lacuali e fluviali», mentre le concessioni resterebbero in essere.
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