I due negheranno sicuramente ma tra loro ci potrebbe essere una contrapposizione. Magari nascosta, ma presente. Giuseppe Conte e Luigi Di Maio sono impegnati a rafforzare le rispettive personalità. Il primo per cercare di mantenere la carica di premier e il secondo forse per riprendersi la guida del Movimento 5 Stelle.
Ieri alcuni quotidiani hanno riportato una frase del presidente del consiglio secondo la quale “un pezzo di Stato sta remando contro il governo e le riforme”. Fonti di Palazzo Chigi hanno subito smentito la notizia ma sta di fatto che il premier sarebbe un po’ in apprensione per il futuro. In questi giorni sta organizzando gli Stati Generali ma al momento le convocazioni per gli invitati non sono ancora arrivate. Tra l'altro l'evento è stato accolto con qualche perplessità da Pd e Italia Viva.
Di Maio invece non sembra minimamente preoccupato dalle discussioni interne alla maggioranza e dal suo rapporto con il capo dell’esecutivo. Il ministro degli Esteri ha detto infatti che “il governo gode di buona salute e sta affrontando questa crisi economica e sanitaria nel migliore dei modi”. Ma intanto si fa strada Alessandro Di Battista e questo potrebbe rappresentare per lui un ulteriore elemento di tensione.
Le mosse politiche
Lunedì il ministro degli Esteri ha lanciato alla Farnesina il suo Patto per l’export, una strategia per il rilancio dell'esportazione Made in Italy nella fase post emergenza coronavirus. Un evento in pompa magna. Basti pensare che sul piatto ci sono 1,3 miliardi stanziati dal governo per imprimere nuovo slancio al sistema produttivo italiano. E poi erano presenti molti ministri, tra cui Gualtieri, Bellanova, De Micheli, Franceschini, Pisano e Manfredi, oltre al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini e ai rappresentanti di Cdp, Sace, Simest, Abi, Ice, Expo Dubai 2020, Confindustria e circa 20 associazioni del sistema imprenditoriale.
L’operazione di Giggino è riuscita e il Patto è stato benedetto dagli invitati alla Farnesina. Sembra quasi che l’ex leader del Movimento abbia voluto lanciare un segnale di concretezza al premier, che intanto è alle prese con l’organizzazione degli Stati Generali dell’Economia. L’appuntamento era stato annunciato da Conte il 3 giugno. I lavori sarebbero dovuti cominciare lunedì, poi sono stati spostati a giovedì. Ora sembra che inizino venerdì, almeno stando a quanto emerso da fonti governative.
Insomma regna un gran confusione, tanto è vero che non c’è ancora un programma definito. Fonti parlamentari del Pd riferiscono che ieri il premier avrebbe visto sia il capo delegazione Franceschini che i ministri Amendola e Provenzano. Per i 5 Stelle avrebbe incontrato il responsabile degli Esteri Di Maio e il ministro della Pubblica amministrazione Dadone.
Il calendario degli incontri resta da definire ma dovrebbe partire venerdì con l’opposizione. Sabato verrà dedicato ai colloqui europei mentre lunedì inizierà il confronto con le parti sociali, che chiedono di avere voce in capitolo sul piano di rinascita del Paese. Tra le questioni da affrontare ci sono l’ex Ilva, il dossier su Autostrade e il Mes, che tanto divide maggioranza e opposizione e le stesse forze di governo.
Il rapporto tra i 2
Conte e Di Maio negano attriti ma negli ultimi tempi il loro rapporto ha avuto momenti di tensione. L’ultimo in ordine di tempo è quello sulla vicenda di Silvia Romano, la cooperante rapita in Kenya il 20 novembre 2018 e liberata un mese fa. In quell’occasione, su alcune testate giornalistiche era emersa una certa asprezza tra il premier e il titolare della Farnesina al momento della comunicazione della liberazione di Silvia. Alcuni organi di stampa avevano riportato la notizia che Conte era in possesso della notizia e avrebbe evitato di informare Di Maio, diffondendola improvvisamente al Paese. E anticipando uno stupito ministro degli Esteri e la stessa famiglia della volontaria. La Farnesina si era affrettata a smentire. I due si erano presentati insieme all’aeroporto di Ciampino, al momento dell’arrivo della cooperante, quasi a voler conquistare per primi le luci della ribalta.
In passato non sono mancati dissapori tra Conte e Di Maio. A metà giugno del 2019 il premier aveva chiamato Di Maio per chiedergli se lui e Salvini erano contro il presidente del Consiglio. Conte vedeva infatti mancare l’appoggio del grillino e temeva per la sua poltrona.
I malumori sono tornati in occasione dell’accordo col Pd, a cui Di Maio era contrario. Lo scorso settembre Gigino aveva riunito più volte ministri e sottosegretari grillini a Palazzo Chigi per ribadire la sua leadership nel Movimento e nell’esecutivo, eludendo le raccomandazioni di Conte. Anche ad ottobre ci sono state scintille in occasione della manovra economica e della Regionali in Umbria. Il capo dell’esecutivo aveva accusato l’ex leader grillino di fare opposizione al governo mentre il ministro aveva rimproverato il premier di essersi schiacciato a sinistra.
Per finire il capitolo Meccanismo europeo di stabilità. A dicembre Di Maio si era scagliato contro il Mes dicendo che secondo lui doveva essere approvato insieme alla riforma dell'unione bancaria e all'assicurazione sui depositi. E aveva rivendicato la centralità del Movimento per l’approvazione di questo strumento. Nell’informativa alla Camera, Conte aveva detto che i ministri erano a conoscenza di quanto avveniva ai tavoli europei sul Mes. Tra i destinatari, c’era anche Di Maio, il quale aveva mostrato freddezza in Aula.
All’interno del Movimento si tende ovviamente ad escludere il fatto che ci siano conflitti tra premier e ministro. La deputata Carla Ruocco dice a ilgiornale.it che “Conte sta facendo un ottimo lavoro e quindi non credo si possa parlare di strappi così drastici” e qui il riferimento era a Di Maio. L’onorevole Andrea Colletti non vede ripercussioni a livello delle cariche interne al partito e nemmeno uno scontro politico tra Conte e Di Maio.
Ci sono attriti?
Ci sono attriti tra Conte e Di Maio? Massimiliano Panarari, sociologo della Luiss, sottolinea che “c’è una latente contrapposizione, che non è una novità, riaperta dalla fine dell’emergenza Covid”. Il professore spiega a ilgiornale.it che esistono delle frizioni tra i due, anche alla luce della presenza sottobanco di Alessandro Di Battista. Secondo Panarari, quest’ultimo potrebbe creare dei problemi a Di Maio, se non viene tenuto a bada, mentre l’ex leader grillino avrebbe una rivalità col premier. Il sociologo ha l’impressione che “in questa competizione Di Maio ha bisogno di ricavare i propri spazi. Ha bisogno di agitare la situazione per avere un proprio profilo, senza tirare la corda fino al punto di spezzarla”.
Dall’altro lato, “il problema di Conte è di non perdere visibilità e di continuare a stare al centro del palcoscenico”. Per il sociologo, il premier dovrebbe “evitare che Di Maio e altri vadano a insidiarlo laddove c’è il suo vero capitale, che è la visibilità e la popolarità senza partito”.
Per
il futuro, Panarari prevede “un aumento delle fibrillazioni e delle tensioni senza che questo porti a una caduta del governo. L’interesse di tutti i parlamentari del M5S è infatti di blindare la maggioranza”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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