Il controcanto di Prigozhin allo Zar

Attacchi al "nonno felice" e ai generali russi. Ma se perde a Bakhmut...

Il controcanto di Prigozhin allo Zar
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Il signore del male alza ancora i toni. Nel giorno della Vittoria, del discorso di Vladimir Putin sulla Piazza Rossa, Yevgeny Prigozhin, capo delle milizie Wagner, torna a prendersela con le autorità russe e sembra addirittura rivolgersi contro l'intoccabile, contro il leader del Cremlino stesso. «C'è un nonno felice che pensa che vada tutto bene... Ma come si può pensare di vincere la guerra, se all'improvviso si scopre che questo nonno è un completo str...»?, dice Prigozhin in uno dei video rilasciati ieri sui social.

Il nonno potrebbe essere Putin («il nonno nel bunker», lo chiamano i sostenitori di Navalny) anche se gran parte degli insulti di Prigozhin sono stati indirizzati come al solito contro le gerarchie militari che non avrebbero mantenuto la promessa di fornire munizioni ai mercenari della Wagner impegnati nella battaglia di Bakhmut. «Ci hanno dato il 10% di quanto promesso, tengono tutto in qualche magazzino», dice ad un certo punto Prigozhin.

«Il problema non è dei soldati, ma di chi li comanda: il pesce puzza dalla testa. Se le disposizioni vengono date per ingannare il comandante in capo il popolo russo sarà furioso in caso di sconfitta», tuona in un lungo video diffuso su Telegram. «Ci hanno comunicato ufficialmente che lasciare le nostre posizioni sarebbe stato trattato come un tradimento (Prigozhin aveva minacciato di farlo, ndr), ma oggi, una unità del Ministero della Difesa è fuggita lasciando scoperto uno dei nostri fianchi per quasi due chilometri. Fortunatamente siamo riusciti a chiudere il varco».

Al di là delle invettive, espresse in termini più o meno coloriti, l'uscita di ieri porta ancora una volta a interrogarsi sul ruolo di Prigozhin all'interno della complessa strategia di guerra dei russi. Non c'è dubbio che per lungo tempo, quello che per le sue attività commerciali viene di soluto indicato come il «cuoco di Putin», abbia giocato un ruolo utile al leader del Cremlino: l'attività dei mercenari di Wagner in giro per il mondo, quella di disinformazione condotta attraverso varie aziende con sede a San Pietroburgo, hanno contribuito non poco ad elevare il suo standing nelle gerarchie del potere putinista. Lo stesso si può dire di quanto da lui fatto all'inizio della guerra, con la possibilità (preclusa alle forze regolari) di portare al fronte migliaia di uomini (in gran parte detenuti) di cui c'era particolarmente bisogno.

Oggi però la situazione a un punto di non ritorno. E la sfida per Bakhmut, con le migliaia di morti per la conquista della cittadina ucraina, è diventata una prova decisiva per Prigozhin stesso. Una sconfitta sarebbe un danno irreparabile. «La controffensiva ucraina non sarà in televisione ma la sentiremo sul campo», ha detto ieri il capo dei mercenari. È vero per i suoi grandi nemici, il ministro della Difesa Shoigu e il capo di Stato maggiore Gerassimov, nelle ultime esternazioni presi di mira fino a livelli mai raggiunti. Ma è vero anche per Prigozhin stesso.

La politologa Tatiana Stanovaya sottolineava di recente la mancanza di un legame diretto tra il capo di Wagner e Putin stesso. I legami, indiretti, sarebbero i fratelli Kovalchuk (a loro volta vicinissimi al leader del Cremlino) e il capo dell'amministrazione presidenziale Anton Vaino. Contatti potenti, ma che, allo stesso tempo, lasciano Prigozhin esposto a potenziali attacchi dei suoi nemici.

E le morti sospette di alcuni nazionalisti a lui vicini sembrano confermarlo. Prigozhin, insomma, è nervoso perché a Bakhmut si decide la vita o la morte dei suoi miliziani, ma anche e soprattutto perché nella battaglia si decide il suo futuro.

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