La ripresa italiana è in accelerazione. Dopo la fiducia delle imprese ai massimi storici, oggi è la volta della stima preliminare del pil del secondo trimestre e gli esperti scommettono su percentuali ben maggiori di quel +0,1% dei primi tre mesi dell'anno: per gli analisti di Bloomberg l'espansione tocca il +1,3%.
Si conferma dunque il rimbalzo dopo un anno e mezzo di pandemia, ma certo è che non si può «tornare alla normalità» come se niente fosse. C'è un pre e un post Covid anche nelle regole di bilancio dell'Unione Europea. Lo ricorda il commissario Ue all'Economia Paolo Gentiloni al Financial Times. E non bastano, avverte, nemmeno «soluzioni creative» per aggirare le regole della stessa Unione e «cavarsela» di fronte a uno scenario stravolto dalla crisi globale. «Servono regole comuni che siano collegate alle sfide economiche che abbiamo. Altrimenti, il rischio è che la Commissione europea passi il prossimo decennio a trovare modi creativi per aggirare le sue stesse regole, che penso non sia la soluzione migliore che possiamo avere». Commissione Ue che dovrebbe avviare nei prossimi mesi il dibattito sulle modifiche del Patto di stabilità prima che la sua sospensione, decisa con l'emergenza Covid, termini a fine 2022. «Ci sono tante possibili soluzioni, proposte, se riconosciamo la necessità di incoraggiare, rafforzare, gli investimenti pubblici in determinati settori», dice Gentiloni.
Secondo cui le regole di bilancio dovrebbero essere modificate per incentivare gli investimenti pubblici. Una delle opzioni sarebbe la cosiddetta «golden rule» che esclude le spese per la crescita dal tetto dell'indebitamento previsto dal Patto di Stabilità. Un modo per incentivare quel debito «buono» sottolineato anche dal premier Mario Draghi, distinto da quello «cattivo» che non produce crescita. E se la variante Delta è un «rischio negativo», l'ex premier ricorda che le prospettive economiche globali sono ottimistiche grazie alle vaccinazioni e la fiducia è la più alta a livello europeo dal 1985: le previsioni della Commissione stimano la crescita più forte degli ultimi decenni, del 4,8% quest'anno e del 4,5% il prossimo: «Sappiamo molto bene che non siamo fuori pericolo. Allo stesso tempo dovremmo essere molto chiari, siamo in una situazione diversa da quella dell'estate scorsa e la differenza è causata dai vaccini e dalle vaccinazioni». A luglio, l'indicatore del sentimento economico (Esi) è salito per la sesta volta consecutiva sia nell'Ue, di 0,9 punti che nell'area dell'euro, +1,1 punti. Il livello più alto registrato dal 1985.
Anche le big dell'industria mondiale paiono uscite dalla crisi, guardando ai risultati trimestrali e semestrali, dal numero uno al mondo dell'acciaio ArcelorMittal all'italo-francese Stm, a Volkswagen e Ford, alle coreane Samsung e Lg Electronics e al big dei freni italiano Brembo.
Ma secondo le previsioni di Svimez la ripresa innescata dai fondi del recovery non sarà uguale per tutti: nel biennio 2021-2022
il Centro-Nord recupererà integralmente il Pil perso nel 2020 mentre il Mezzogiorno a fine 2022 avrà ancora un gap da 1,7 punti che si sommano a circa 10 punti persi nella precedente crisi 2008-13 e non ancora recuperati.
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