Sul ddl Zan è muro contro muro. Un tira e molla tra i partiti di maggioranza che rischia di affossare il provvedimento. Lo sanno benissimo all'interno del Partito democratico, i cui esponenti - nonostante siano ultras incalliti per la legge contro l'omotransfobia - incrociano le dita e si preparano a fare i conti con il pallottoliere del Senato in mano. Infatti le luci sono puntati proprio sui numeri di Palazzo Madama: il parere di Italia Viva sicuramente potrebbe rivelarsi fondamentale, ma va anche considerato che potrebbero essere oltre 10 i franchi tiratori pronti a non seguire la linea del proprio partito qualora si dovesse procedere con il voto segreto. Nel frattempo ci si pone una domanda chiara: come mai Enrico Letta sta scegliendo la strada della rigidità sul ddl Zan?
La fermezza di Letta
Da Pd e Movimento 5 Stelle è arrivato un secco "no" alla mediazione proposta dalla Lega, che chiedeva di eliminare i riferimenti all'identità di genere e alla scuola. Così le forze giallorosse hanno confermato l'intenzione di portare in Aula il testo così come è stato già approvato alla Camera, bocciando le modifiche poiché ritenute "deleterie" con il timore di "snaturare" il provvedimento. Con questa situazione al Senato, come dicevamo, i numeri potrebbero però non bastare: i voti sicuri oscillano tra i 130 e i 145, insufficienti per dare il via libera al ddl Zan. Ma siamo sicuro che il Partito democratico si straccerebbe le vesti se il provvedimento non dovesse passare? Lo schema è già pronto: se passa è merito dei dem; se non passa è colpa dei renziani.
Appare evidente che la lettera del Vaticano sul ddl Zan va nella direzione opposta rispetto alla linea tracciata dall'irremovibile Letta. A cosa porta la fermezza del segretario del Pd? Un senatore dem non ci gira attorno: "Porta il provvedimento a schiantarsi". Ed è proprio l'esponente del Partito democratico, scrive Marco Antonellis su Italia Oggi, a prendere atto della delicata situazione a Palazzo Madama: "Sono almeno tre mesi che tutti sanno che sul ddl Zan non c'è una maggioranza". Tutto ciò potrebbe spiegare la calma e l'ormai silenzio della Santa Sede. "I cardinali si disinteressano completamente della mediazione di Italia Viva, perché dal Nazareno gli è stato assicurato che dello Zan non si sentirà più parlare", fa notare un parlamentare che ha frequente accesso alle confidenze di Matteo Renzi.
Il ddl Zan verrà affossato?
Il discorso però non va circoscritto esclusivamente alla decisione che prenderanno i senatori di Italia Viva. Non mancano altre voci critiche che potrebbero mettere a repentaglio l'approvazione del ddl Zan. Riccardo Nencini, presidente del Partito socialista italiano, si è detto molto critico sull'articolo 4: "Continuo a ritenere che debba essere modificato. È quello dove la libertà di opinione viene messa a rischio. I socialisti non possono consentirlo". A spingere per il compromesso era stata Julia Unterberger, presidente del gruppo per le Autonomie: "Bel passo in avanti con la proposta Ostellari, mi pare che ora accettano la legge Zan. Accettano il termine 'genere'.
L'unico punto di scontro resta l'identità di genere, ma penso che a questo punto si possa cercare un compromesso. La destra fa un grande passo, Ostellari fa una proposta da non scartare". Niente da fare però. Si andrà alla conta in Aula con tutti i rischi del caso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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