Costa tanto, non lievita ma è ricca di proteine. Ecco la farina di insetti che spaventa gli italiani

Via libera al commercio, anche se solo il 16% dei consumatori si dichiara favorevole. Prodotta da due aziende, per un chilo si spendono 70 euro. Sconsigliata ai bimbi, i rischi di reazioni allergiche

Costa tanto, non lievita ma è ricca di proteine. Ecco la farina di insetti che spaventa gli italiani

Molti fanno le smorfie, ma qualcuno non vede l'ora di assaggiare un cracker o una barretta proteica a base di farina di grillo o di locusta migratoria. E ora il consumatore potrà fare la sua scelta. Il governo si è adeguato alle regole Ue e con quattro decreti ha autorizzato il commercio di prodotti alimentari derivati dagli insetti (farina di grillo, locusta migratoria, verme della farina e larva gialla). Ecco le principali novità selezionate grazie all'aiuto del responsabile economico di Coldiretti, l'agronomo Lorenzo Bazzana.

A cosa servono le farine di insetti?

La Ue introdusse due anni fa la commercializzazione degli insetti come alimenti come risposta all'esigenza di trovare fonti di proteine alternative per rendere più sostenibile il sistema alimentare. Gli insetti, infatti, sono ricchi di proteine e nutrienti e sono responsabili di meno dell'1% dell'impronta di carbonio totale connessa all'allevamento. Questo li rende un'alternativa sostenibile alla carne e altri alimenti della dieta tradizionale.

Dove si comprano?

In Italia i nuovi alimenti dovranno essere posizionati in appositi scaffali nei supermercati così come avviene ora per i prodotti biologici o per celiaci. L'etichetta di ogni singolo prodotto dovrà essere ben leggibile e il consumatore può valutare alcune informazioni: la tipologia del prodotto: insetto congelato, in polvere o parti dell'insetto; l'indicazione della provenienza del prodotto (attualmente i principali produttori sono Cina, Vietnam e Thailandia); i rischi per la salute, in particolare il prodotto può provocare allergie.

Cosa si trova sugli scaffali?

L'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, ha ammesso molti prodotti nei quali potrà essere contenuta la farina di insetti. Esclusa la pasta che è solo di grano duro, sono ammessi pane e panini multicereali, cracker e grissini; premiscele secche per prodotti da forno, biscotti, barrette proteiche, integratori.

Come si usano?

Le farine di insetto non possiedono glutine, quindi non lievitano. Per preparare pizze e panificati bisogna perciò utilizzarle assieme a farine tradizionali in un rapporto di uno a 5.

Sono pericolose?

Studi scientifici evidenziano reazioni per cavallette e locuste, tarme della farina, cicale e grilli. Questo per colpa di due proteine, tropomiosina e arginina chinasi, che stimolano le reazioni allergiche negli individui spesso intolleranti ad altri alimenti come i crostacei. Ma un uso prolungato e frequente potrebbe portare a una sensibilità verso il prodotto anche per chi non è allergico. E ai bambini sono sconsigliati questi prodotti.

Che nutrienti possiedono?

Le farine di insetto sono ricche di sostanze nutritive. Per esempio, quella di grillo possiede una media di oltre il 65% di proteine, quasi il doppio della carne di manzo. Contiene inoltre la stessa quantità di vitamina B12 del salmone, ha il 15% in più di ferro degli spinaci ed è ricca di fosforo, ferro e potassio.

Quanto costano?

È un mercato di nicchia. La farina di grillo, per esempio, costa circa 70 euro al chilo, rispetto ai due euro di quella di frumento e ai tre euro della farina di soia. Inoltre, la provenienza di queste farine non è tranquillizzante Sono spesso prodotte in Oriente dove non ci sono i nostri controlli di sicurezza sanitaria.

Chi le produce?

In Italia attualmente ci sono solo due o tre aziende che si occupano del settore e le loro farine sono state utilizzate solo per integratori di mangime animale. Diverso il mercato europeo. In Francia, Olanda e Belgio i prodotti sono già in vendita nei supermercati da tempo e la produzione europea si aggira intorno ai 6 mila tonnellate di proteine che si stima diventeranno 3 milioni di tonnellate entro il 2030.

Chi le vuole in tavola?

Secondo un'analisi Coldiretti il 54% degli italiani è contrario agli insetti a tavola, mentre il 24% è indifferente. Solo il 16% è favorevole.

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