Le crisi di nervi dei vip che scoprono la vita reale

Dalla Gerini a Zero, per i personaggi famosi i problemi quotidiani sono roba inedita

Le crisi di nervi dei vip che scoprono la vita reale

Le ganasce (in divieto di sosta) e la coda (ai taxi). E poi: le attese alle poste, i vicini invadenti e igienicamente trascurati in metropolitana, le monetine da infilare nei parchimetri, i controlli da superare in aeroporto (con la cerniera dei jeans che fa suonare il metal detector anche se ti sei già sfilata: la cintura, la collana, gli anelli, le scarpe, il bite per i denti...); i sacchetti (che si rompono) da riempire in fretta al supermercato perché quello dietro di noi sbuffa, volge gli occhi al cielo e guarda insistentemente l'orologio, le macchine che sfrecciano nelle pozzanghere proprio mentre tu stai per tuffarti giù dal marciapiede, i turni da rispettare mentre attendi che estraggano il tuo numerino alla Asl, la multa del vigile che passa tre-secondi-tre dopo che hai messo le quattro frecce per fiondarti a ritirare il cane dal veterinario... Per tacere del gomito minaccioso del compagno sovrappeso in aereo che ti punta il costato (e il volo sarà di undici ore), della cameriera maleducata al ristorante, della cassiera distratta dal macellaio, della centralinista indolente dall'altra parte dell'apparecchio... Tutto talmente comune da essere oltre il luogo comune.

Eppure per qualcuno è roba inedita. Tipo per Claudia Gerini e Renato Zero. La prima si è talmente scandalizzata per il fatto di essere rimasta intrappolata in una coda di un'ora per un taxi alla stazione Termini che ha ritenuto di dover denunciare l'accaduto su Twitter, il secondo si è talmente imbufalito per le ganasce alla sua jeep (parcheggiata all'interno della Ztl) che ha pensato di dover chiamare una troupe televisiva che filmasse il malcostume dei vigili urbani.

Benvenuti nel mondo reale. Beati quelli che, come voi, possono permettersi brevi, schizzinose incursioni nelle scomodità terrene. La consolazione, per tutti gli altri, è che a furia di farci i conti, prima o poi ci si abitua.

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