“Una sfida prolungata richiama l’Ue alla solidarietà”. E’ quanto sostiene il politologo Giovanni Orsina. Il professore di Storia Contemporanea alla Luiss di cui guida la School of Government, però, non esclude che possibili contraccolpi a partire dall’approvvigionamento energetico col tempo possano creare divisioni.
Quali saranno gli effetti di una guerra prolungata sulle democrazie?
“Le democrazie si trovano sfidate e a confrontarsi con problemi di politica internazionale e sicurezza, che appaiono tanto più drammatici perché arrivano dopo il Covid. Mi aspetto, quindi, che reagiscano mobilitandosi, che contrastino la loro naturale tendenza alla frammentazione, all’individualismo, dando maggiore spazio agli interessi collettivi. Ma sul medio periodo potrebbe, invece, accadere il contrario, se la crisi metterà pressione sul benessere dei cittadini delle democrazie. Mi riferisco, ad esempio, alle questioni relative all’approvvigionamento energetico”.
Ci saranno nuovi populismi come il M5s o forze che tendono ad accentrare il potere?
“Nell’immediato ho l’impressione che la fase populista che ha generato il M5s sia esaurita, a maggior ragione con questo tipo di crisi. Dopodiché, sono tra coloro che ritengono che le esigenze dalle quali viene alimentato il populismo siano strutturali e che quindi si tratti di un fenomeno che va a ondate. Nulla esclude, quindi, che ci sia un’altra ondata, che però non vedo all’orizzonte. E’ evidente, comunque, che se le crisi dovessero mettere ancora sotto pressione i nostri paesi, pensiamo appunto all’emergenza energetica che poi porta dietro quella economica, ai problemi del debito pubblico, non sono da escludere nuovi partiti di protesta”.
Quali le forze oggi avvantaggiate?
“Ad avere un vantaggio i partiti europeisti, come Pd e Forza Italia. In difficoltà, invece, il M5s, magari quello più vicino a Conte e meno a Di Maio, e soprattutto la Lega. Salvini si era molto esposto con Putin. C’è, poi, l’incognita Fratelli d’Italia. Una crisi di questo tipo richiede una risposta muscolare, di tutela degli interessi nazionali e quindi può essere che un partito come quello della Meloni ne tragga vantaggio”.
Cosa ne pensa delle sanzioni?
“L’unica soluzione possibile. Fare nulla impensabile. Reagire in modo militare significava entrare in guerra con la Russia. Si può solo discutere se le sanzioni potevano essere più o meno dure, o meglio ancora sulla loro reale efficacia”.
Tutti dicono poveri bambini, ma sei su dieci italiani sono contrari all’intervento delle truppe europee…
“Farlo in una situazione del genere sarebbe devastante. Indispensabile, quindi, tener conto di tutti gli interessi in campo, con responsabilità. L’emotività dei “poveri bambini” rischia di portare a soluzioni più pericolose e ancora a più cadaveri”.
Cresce, intanto, la fiducia nel governo Draghi. La sorprende?
“In una situazione del genere, almeno nell’immediato, ci si affida a chi sta al potere. Il riflesso è che non è questo il momento per contestare il governo”.
Quando non ci sarà più un tecnico a Palazzo Chigi?
“Draghi ha ottime chance di arrivare
a fine legislatura. Dopodiché bisognerà vedere quali saranno i risultati elettorali e che tipo di maggioranza si potrà costruire. Se si salta da un’emergenza all’altra, il bisogno di supplenza tecnica può solo aumentare”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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