"Ce ne ricorderemo": lo slogan, coniato ad hoc contro la legge sulle Unioni civili, riguardava Matteo Renzi e proveniva dalle voci dei cattolici. La parabola che ne è conseguita si è già consumata.
Il ruolo che le persone appartenenti alla Chiesa cattolica esercitano nei confronti dell'opinione pubblica è spesso sottovalutato. Non parliamo della istituzione "Chiesa", ma della base, che spesso e volentieri vota in maniera molto diversa rispetto alle indicazioni dei vescovi e degli altri consacrati. Basti pensare alle analisi post-elettorali che si domandavano come mai Matteo Salvini avesse spopolato tra i fedeli. Sono anni, questi, in cui i paletti bioetici sembrano interessare più al popolo cattolico che ai presuli. Forse sono solo sensazioni ma, ripercorrendo la cronaca politica di questi anni, ci si accorge dell'esistenza di barriere ideologiche precise: la proliferazione di "nuovi diritti", per esempio, non è elettoralmente assecondata dai pro life e dai pro family, che non sono pochi. Anche Giuseppe Conte se ne sta accorgendo.
Il premier, che forse - ma proprio forse - godeva di un sostegno diverso da quelle parti quando era a capo del governo gialloverde, adesso ha sposato la "piattaforma Cirinnà", con tutto quello che ne consegue in termini di consenso dei cattolici. L'alleanza con il Partito Democratico non prevede altre strade. A ben vedere, non si tratta solo di "nuovi diritti". Pure il tira e molla sull'apertura delle chiese post lockdown non è piaciuto ai fedeli. Jacopo Coghe, uno degli animatori e degli organizzatori dei passati Family Day, ha postato su Facebook l'elenco dei motivi per cui i cattolici se ne ricorderanno. Tra i vari punti sollevati, vale la pena evidenziarne tre: "Per aver vietato di assistere alle Sante Messe ed averle considerate alla stregua dei barbieri e dei ristoranti violando la libertà di culto"; "Per ignorato completamente le famiglie italiane vero cuore pulsante della società"; "Per aver ignorato i genitori con figli nelle scuole, in special modo i bambini con disabilità". Le motivazioni nascoste dietro alla diminuzione dei consensi sono scritte nere su bianco.
Questi fattori possono insomma avere contribuito al calo di consensi: Giuseppe Conte, stando ai sondaggi, ha perso 6 punti in un mese. I cattolici pesano, dicevamo. E pesa anche l'opinione di chi - come Filippo Savarese, un'altra delle voci cattoliche che hanno coordinato le manifestazioni di piazza durante le ultime legislature - non condivide la ratio individuata dalla task force di Colao, che ha detto di voler fare dell'Italia una nazione per giovani ma che, secondo i cattolici, ha dimenticato più di qualcosa: "Progetti ambiziosi e visioni anche condivisibili. Non si parla mai, nemmeno di striscio, di famiglia, crollo delle nascite, crisi demografica; cioè del macigno che pesa e peserà sempre più sul nostro sistema-paese in modo strutturale nei prossimi anni molto più del terrificante debito pubblico". La famiglia, certo, con quella riforma del quoziente familiare che è ancora non è stata riposta nel dimenticatoio da chi, puntualmente, ne ripropone l'attuazione. Un altro ambito su cui il governo giallorosso sembra aver preferito soprassedere.
Il premier guarda al cattolicesimo democratico: quello è il canovaccio ideale per tenere unita la maggioranza. Bisogna vedere se i cattolici-democratici guardano a Conte come ad un leader, però. La posizione di Stefano Zamagni, per esempio, è paradigmatica. Il professore avrebbe dovuto guidare quel "partito dei cattolici" di cui si parla da tempo ma che non è mai stato fondato. Semplifichiamo: l'emisfero che fa riferimento all'economista nato a Rimini ha sposato la causa di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna. Poi, qualcosa non è andato come pronosticato. E su Famiglia Cristiana si legge un virgolettato di Zamagni che non lascia spazio a troppe interpretazioni: "In Emilia dopo il voto Bonaccini ha tradito i cattolici". Il governatore emiliano fa parte di coloro che pensano che Conte, in caso riuscisse a guidare la fase 2, possa rappresentare un "candidato naturale" per le prossime elezioni politiche. E certo Zamagni non è annoverabile tra i "cattolici-conservatori" o tra i "tradizionalisti". Si vede bene, quindi, come il cortocircuito possa non avere rilevanza soltanto per il mondo pro family e pro life.
In conclusione di questo discorso, è utile citare pura la questione delle scuole paritarie: suor Anna Monia Alfieri ha già raccontato tutto. Le scuole paritare sembrano essere "invisibili" per il governo giallorosso.
Un altro focus che può, anche nel breve tempo, modificare la percezione che i cattolici hanno dell'azione politica di un premier che dovrà fare politicamente i conti con un'equazione senza incognite: in un paese a maggioranza cattolica, l'opionione dei cattolici conta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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