«Abbiamo scelto di sostenere i più fragili e rafforzare la classe media. Il messaggio di fondo che vogliamo dare è questo: la ricchezza non la crea lo Stato ma le imprese con i loro lavoratori». Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nell'intervista concessa ieri al Corriere della Sera ha sostanzialmente difeso i contenuti della legge di Bilancio ribadendo la massima attenzione nei confronti del ceto medio cui sarebbero state destinate molte attenzioni nella stesura del testo.
Effettivamente se si applica la definizione di classe media alle statistiche italiane, tra il 70 e il 150% del reddito medio nazionale (32.812 euro) si trovano i percettori di redditi compresi tra 23mila e 50mila euro. Resta da comprendere se i benefici siano sostanziali o se chi ha avanzato delle critiche, come Forza Italia, abbia qualche ragione ad argomentare.
Esclusi i 21 miliardi destinati al contenimento del caro energia, il fiore all'occhiello della manovra 2023 è la proroga del taglio del cuneo fiscale di 2 punti per i redditi lordi fino a 35mila euro (3 punti per i redditi fino a 20mila euro). Una misura attesa ma che, come si può ben vedere, ha uno sbilanciamento verso la parte bassa del cluster. Tanto più che l'avvio del dibattito sull'ulteriore avanzamento della riforma fiscale con la riduzione da 4 a 3 delle aliquote Irpef, delineato dal viceministro dell'Economia Maurizio Leo, (e che probabilmente inciderebbe in positivo sui redditi fino a 55mila euro) è stato rinviato all'anno prossimo, anche per un'oggettiva carenza di risorse.
Resta un innegabile beneficio per i redditi medi rappresentato dalla detassazione dei premi di produzione fino a 3mila euro dal 10 al 5%. Un taglio dell'Irpef che fa il pari con l'azzeramento dell'imposizione sui fringe benefit prevista dal dl Aiuti-quater. In questo caso, tuttavia, si possono usare le parole del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. «Si sposta la palla nel campo delle imprese», aveva commentato sostenendo che il supporto ai redditi viene demandato alle aziende e, visti i livelli di debito crescenti, non è detto che siano in grado di offrire remunerazioni aggiuntive.
Un analogo discorso può essere effettuato per la maggiorazione dell'assegno unico del 50% per il primo anno di vita dei figli e per coloro che hanno tre o più figli ma un Isee di 40mila euro. In attesa di ulteriori riordini della modalità di calcolo dell'indicatore, è lecito ipotizzare che alcuni nuclei familiari numerosi, titolari di prima casa (peggio se di immobile in cui non si risiede), risparmi sul conto in banca e di due redditi da lavoro avranno difficoltà ad accedere al beneficio. La spesa prevista per l'anno prossimo, infatti, è di 345,2 milioni,
In linea teorica si può, invece, affermare che sia andata meglio agli autonomi con l'estensione della flat tax al 15% per ricavi da 65mila a 85mila euro. L'applicazione riguarda, pertanto redditi massimi nell'ordine dei 53mila euro. Il raggiungimento di ricavi superiori alla soglia massima determina la perdita del vantaggio fiscale. Toccherà alle singole categorie la scelta del regime forfettario rispetto a quello ordinario che, nonostante preveda l'applicazione degli scaglioni Irpef, consente alle partite Iva di portare in detrazione i costi aziendali. E, soprattutto, mette al riparo da eventuali sgradite sorprese: come spiegato da Leo, se in corso d'anno l'autonomo superasse la soglia massima di ricavi, perderebbe il regime di favore. Anche per questo motivo è stata introdotta la flat tax incrementale su un massimo di 40mila euro tra i redditi 2023 e il massimo importo dichiarato tra 2020 e 2022.
Resta il capitolo pensioni.
Le rivalutazioni integrali tutelano i trattamenti fino a 4 volte il minimo (circa 2.100 euro lordi), quelle all'80% arrivano fino a 5 volte (2.600 euro). Oltre tale livello il recupero dell'inflazione si riduce. Anche per questo motivo la Cisl è insoddisfatta.
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