«In alta Toscana sono tutti con noi. Andiamo bene anche in Emilia Romagna, soprattutto a Reggio, Modena e Piacenza. In Veneto facciamo proseliti». Davide Zoggia, deputato ed ex presidente della provincia di Venezia, snocciola i numeri del movimento «Democratici e progressisti» nei territori. I gruppi politici a Montecitorio e a Palazzo Madama sono ormai cosa fatta, e vi prenderanno parte cinquanta tra deputati e senatori. Ci sarà anche una piccola pattuglia al Parlamento europeo, composta da Antonio Panzeri, Massimo Paolucci e Flavio Zanonato. L'attenzione dei dirigenti del nuovo partito si rivolge adesso alle realtà locali, dove è già partita la campagna acquisti per strappare voti al Partito democratico. Il sistema maggioritario in vigore per eleggere i sindaci, impone però ai ribelli di mettere un freno alle ambizioni.
In vista delle amministrative fissate per la prossima primavera, il progetto è creare liste che appoggino i candidati del centrosinistra. «A Verona, Padova e Belluno lavoriamo in questa direzione. Non puntiamo la pistola a nessuno, di certo ci siamo messi al lavoro per creare una rete sul territorio», dice ancora Zoggia, che organizza le truppe in Veneto. A Genova e a Palermo, i Comuni più popolosi interessati dalla tornata elettorale di primavera, la situazione è fluida. Nel capoluogo siciliano, i ribelli annunciano il sostegno all'uscente Leoluca Orlando, eletto cinque anni fa senza il sostegno del Pd. «A Palermo, per quanto ci riguarda, il candidato c'è già, ed è Orlando. Non proporremo un nome alternativo», dice il deputato Nico Stumpo, incaricato di organizzare il nuovo partito al Sud. In Sicilia sono in uscita il deputato Giuseppe Zappulla, la deputata regionale Mariella Maggio e l'ex presidente della Regione Angelo Capodicasa.
A Genova la scissione si è consumata già due anni fa. Una parte della sinistra abbandonò il Pd dopo la sconfitta di Sergio Cofferati alle primarie per scegliere il candidato alla Regione. L'obiettivo, dopo la rinuncia del sindaco Marco Doria a correre per un secondo mandato, è non prenderle. La sinistra radicale sembra pronta a convergere sull'editore Lorenzo Fazio. I bersaniani brancolano nel buio. Spiega ancora Stumpo: «Non possiamo perdere Genova. Servirebbe una personalità in grado di mettere tutti d'accordo. Sono preoccupato, abbiamo già ricevuto due no».
In alcune città è in corso una guerra fratricida. A Piacenza, terra di Pierluigi Bersani, la rottura potrebbe scompaginare le carte in vista delle comunali. Gli scissionisti, guidati dall'ex vicesindaco Francesco Cacciatore, vanno verso la presentazione di un candidato autonomo da opporre al sindaco uscente Paolo Dosi. A Modena, dove ieri Bersani ha parlato per la prima volta da ex del Pd, tre consiglieri comunali abbandoneranno il partito, mettendo a rischio la maggioranza del primo cittadino Giancarlo Muzzarelli.
La scissione non è soltanto politica.
Come accade dopo ogni divorzio, le due parti si contendono i beni in comune. Roberto Speranza e soci avrebbero messo gli occhi su alcuni immobili in Campania, appartenenti agli ex Ds. Perfetti per diventare le prime sedi del nuovo movimento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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