Dai fasti di Casini al crac. L'Udc rischia di sparire

Centristi in rosso di 2 milioni: "In dubbio la sopravvivenza del partito": Niente più soldi dagli amici, persino Caltagirone non finanzia il genero

Dai fasti di Casini al crac. L'Udc rischia di sparire

«Tale circostanza indica l'esistenza di una incertezza rilevante che può far sorgere dubbi significativi sulla continuità aziendale del Partito». Fuori dal linguaggio formale della Moore Stephens, la società di revisione che ha analizzato il bilancio 2014 dell'Udc, significa che il partito di Casini e Cesa è in bancarotta. La «circostanza» di cui si parla è il disavanzo con cui l'Udc ha chiuso l'ultimo anno, quasi 2 milioni di rosso, profondo rosso. Tale da mettere in dubbio «la continuità aziendale del partito». Cioè da far chiudere baracca. La ragione del default dei centristi va cercata «nell'esiguità dei proventi conseguiti», in altre parole nel fatto che non entrano più soldi, mentre le spese restano alte, specie quelle per le campagne elettorali (nel 2014 ci sono state Europee e Regionali).

Non solo si è prosciugato il rubinetto dei contributi statali, da più di 4,6 milioni nel 2013 a 31mila euro, spiccioli. Ma il partito di Casini sembra aver perso anche l'appoggio dei munifici amici che lo avevano sponsorizzato negli anni precedenti. Le «contribuzioni liberali» per Casini and company nell'ultimo anno si sono drasticamente ridotte, dal milione mezzo di euro dell'anno prima (tra donazioni di persone fisiche e aziende) ai miseri 57mila euro del 2014, più o meno i soldi versati dagli stessi eletti dell'Udc tra Parlamento e consigli regionali. Non arriva più il solito assegno a sei cifre da Francesco Gaetano Caltagirone, suocero di Casini e storico finanziatore dell'Udc. Si dice che il costruttore abbia altri passioni politiche al momento (simpatie renziane, e poi Alfio Marchini per il Campidoglio).

A questo si aggiunge il clamoroso fallimento del 2 per mille, una novità del nuovo sistema di finanziamento dei partiti che però si è rivelata un flop. Specie per l'Udc, che pure pubblicizza il 2 per mille sul suo sito, con tanto di lettera firmata dal segretario Lorenzo Cesa («Caro amico/a, grazie anticipatamente per il contributo che vorrai assegnare all'Udc»). Pochi amici e amiche, visto che nelle dichiarazioni dei redditi sono stati soltanto 114 (su 42milioni) i contribuenti che hanno versato la quota al partito centrista, per un totale di solo 3mila euro, nemmeno sufficiente a pagare un mese di affitto. Avanti così, avvertono i consulenti, si chiude.

Così ai moderati di Casini, se vogliono sopravvivere come partito, tocca moderare innanzitutto le spese. «L'anno 2014 è stato quasi del tutto privo di manifestazioni, incontri e convegni a causa dei tagli che non hanno reso possibile lo svolgimento di tali attività al livello degli anni passati - scrive amaramente il tesoriere Udc, l'ex onorevole Salvatore Ruggeri - Siamo riusciti a realizzare, seppure in forma ridotta, l'annuale festa a Chianciano». Una piccola soddisfazione anche nel regime di austerity da casse vuote. Ma il quadro generale non è affatto rosa, nelle parole dello stesso tesoriere, che scrive: «Gli effetti delle azioni proseguite anche nei primi mesi del 2015, per ridurre il più possibile le spese di ordinaria gestione, consentiranno il proseguimento dell'attività del partito, quantomeno nell'immediato futuro e comunque per l'intero esercizio 2015». Per quest'anno l'Udc regge, poi chissà.

Il segretario Cesa però non ne fa un dramma: «Tutti i partiti sono destinati a fallire. Senza i contributi dello Stato, ormai, nessuno riesce più a tenersi in piedi». La nascita di Area popolare, tramite la fusione con Ncd, per ora esiste solo nei gruppi parlamentari. E poi non è che Ncd se la passi meglio (quasi 1 milione di disavanzo).

Il nuovo orizzonte per Casini sembra essere il Pd renziano, nella versione

Partito della nazione. «Questo centrodestra a trazione leghista è improponibile - dice in un'intervista l'ex presidente della Camera -. Renzi per tantissimi moderati è una scelta obbligata». Obbligata, anche per sopravvivere.

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