D'Alema si sente Trotzky: comunista sì, ma «purgato»

Fantastico. Massimo D'Alema che dà del comunista a qualcuno, e lo fa intendendolo non come un complimento ma (...)

(...) come un insulto. E chi è il comunista, della specie peggiore? Matteo Renzi, definito stalinista. A sua volta però l'ex segretario come si colloca? Comunista sì, ma perseguitato, un povero dissidente trotzkista. Insomma, tutto il mondo della sinistra post-comunista di oggi non è altro – parola del glorioso Baffo d'Acciaio – che la ripetizione in farsa della tragedia del secolo breve: esattamente come aveva previsto Marx, che in fondo è il capostipite di questa teppa.

L'intervista di Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera di oggi fornisce così uno spaccato memorabile dei pensieri che inamovibili come paracarri fioriscono, anche se la parola è abbastanza esagerata, dell'uomo più intelligente della sinistra.

D'Alema ogni volta è come se sorgesse dalle acque dopo aver nuotato solitario nelle profondità della storia. Stavolta spiega perfettamente la tecnica di emarginazione e di annientamento dei dissidenti tipica della Casa. Dice: «Per ordine dall'alto è iniziato un linciaggio di tipo staliniano. Il Pd sta abbandonando molti valori della sinistra, ma non i metodi dello stalinismo. Oggi i trotzkisti da fucilare se il piano quinquennale falliva vengono chiamati “gufi”». In tanti che erano dalemiani oggi sono diventati renziani, infierisce l'intervistatore. D'Alema si inarca: «Anche questo appartiene al metodo staliniano: far attaccare i reprobi dai vecchi amici, dai familiari». Condividiamo la tristezza di D'Alema. Poveri compagni trotzkisti. E povero D'Alema. Del resto la razza veramente umana, ancor oggi, come al tempo di Stalin, alla fine ha il perimetro del partito: una volta il Pcus in Urss, oggi il Pd in Italia. La sinistra coincide con l'umanità, poiché ha sentimenti che soli possono essere qualificati degni della stirpe di Adamo. Gli altri si muovono per meschine ragioni. Poi tra loro quelli di sinistra si scorticano, come fece Stalin persino con i «vecchi bolscevichi», li torturò, obbligò i figli a denunciare i padri, le mogli i mariti. Ma stando tutti – vittime e carnefici - comunque all'interno della specie eletta. I

I kulaki, i contadini, furono sterminati a milioni in Ucraina, e su questo erano d'accordo stalinisti e trotzkisti: nessun dolore manifestarono per loro i poveri perseguitati, a cui va tutta la nostra simpatia, Bucharin, Zelenskij e Rykov, poi sistemati con nove grammi di piombo nella nuca. Noi stiamo però con l'altro mondo, con quelli che sia staliniani sia trotzkisti reputavano (e reputano) meno di zero, anche nella capacità di patire.

Persino Stalin, detto Koba il Terribile, ne era dotato: cattivo ma uomo. Salvò dalla fucilazione un compagno, per farsi raccontare la sera nella dacia di Sochi qualche episodio dei tempi antichi, quando rapinavano insieme banche nel Caucaso. E pianse per amici che dovette uccidere. Come Platone non pensava che gli schiavi soffrissero davvero per la perdita dei figli, così Stalin e D'Alema riguardo a chi non è della genia rossa. Non avevano sentimenti, in fondo sono fuori dal consorzio umano.

D'Alema insiste sul tema. Da qui l'accusa a Renzi di aver provocato una rottura «sentimentale» che essendo una cosa molto umana può essere solo di sinistra. Sono anche sentimentali i comunisti. Anzi, hanno l'esclusiva dei sentimenti, che è l'equivalente per D'Alema di dignità e di fede. Dice il povero perseguitato trotzkista: «A destra la legge della convenienza funziona. A sinistra no. È più forte la legge della convinzione». Cioè? «(Nel Pd) è avvenuta una cosa più grave di una rottura politica; una rottura sentimentale... Berlusconi e Bossi si insultarono, si querelarono, ma il giorno dopo per convenienza si misero d'accordo. A sinistra questo non può accadere. Siamo fatti diversamente».

Sono di un'altra

cilindrata, i compagni. Superiore, rombante, romantica. Hanno sentimenti e convinzioni. Stalin, Bucharin. Renzi, D'Alema. Ammazzano e si ammazzano, ma sono dei sentimentaloni. «Siamo fatti diversamente». Ah sì? Al diavolo.

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