Venerdì, giorno di pagelle, giorno di colori. Oggi la cabina di regia deciderà se e quali regioni cambieranno la tinta che allarga e restringe la libertà individuale di chi vi abita. Tremano Lombardia, Lazio, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia, forse anche Marche ed Emilia-Romagna, che potrebbero scalare in arancione. Una scelta che, come vedremo, in molti casi sarebbe giustificata dai numeri e in altri piuttosto sorprendente. Ma il fatto che l'Rt sia di poco inferiore al valore fatidico dell'1 spinge molti governatori, Cirio e Fontana in testa, a insistere per restare in giallo. E si fa strada anche l'idea di un compromesso: durante la settimana si continua con il sistema dei colori e senza troppa «cattiveria», poi nel fine settimana scatta la clausola-Natale, con tutta l'Italia in arancione o in rosso a prescindere dai numeri locali.
Di certo l'incognita varianti complica le cose e induce il governo e i suoi consiglieri a una particolare prudenza che spintona verso il rigorismo. In molte zone dell'Italia ci sono zone rosse (o fasce rosse, come preferiscono chiamarle in Lombardia per quanto riguarda i quattro comuni blindati) che riguardano comuni o intere province a causa di focolai provocati dal diffondersi dei ceppi esotici del virus, e queste aree sembrano destinate ad aumentare. Il Piemonte ieri ha ipotizzato di crearne a sua volta in caso emergano focolai localizzati.
Detto che i dati a livello nazionale ristagnano, con 13.762 nuovi casi (il 4,77 per cento dei tamponi totali, l'8,76 di quelli molecolari), 347 morti, 384.501 attuali contagi, 20.008 ricoverati (-309), dei quali 2.045 in terapia intensiva (+2) e che l'andamento settimanale dei contagi è in lieve calo (82.081 contagi dal 12 al 18 febbraio contro gli 86.003 dal 5 all'11), e scendono anche morti (da 2.488 a 2.158), ricoverati (da 21.068 a 20.008) e terapie intensive (da 2.126 a 2.045), vediamo la situazione nelle varie regioni.
La provincia autonoma di Bolzano (autoproclamatasi in lockdown) è da settimane quella messa peggio: 3.350 contagi negli ultimi sette giorni, in calo rispetto ai 4.404 della settimana precedente, ma pur sempre 628,9 casi ogni 100mila abitanti, quando il limite dell'allarme è 250. In arancione attualmente ci sono anche e giustificatamente la provincia di Trento (1.468 casi nell'ultima settimana contro i 1.443 della precedente con 269 casi ogni 100mila abitanti), l'Umbria (2.231 da 2.519, 256,4 ogni 100mila abitanti) e l'Abruzzo (da 2.5000 a 3.033, 234,4 ogni 100mila abitanti) mentre secondo i nostri calcoli appare severo l'arancione per Liguria (scesa da 2.132 a 1.964, con 128,8 casi ogni 100mila abitanti) e Toscana (4.817 casi, erano 4.620, 134,5 ogni 100mila abitanti).
Vediamo i numeri delle regioni in bilico: la Lombardia se la cava ma vede peggiorare i suoi numeri: ieri 2.540 casi, in una settimana da 11.745 a 13.735 contagi (137 ogni 100mila abitanti). Il Piemonte (ieri 501 casi) scende da 5.237 a 4.836 casi e ha un indice di contagio basso (112,2 ogni 100mila abitanti in sette giorni). Idem per il Lazio (da 7.002 a 6.508, 113,1) e per il Friuli-Venezia Giulia (da 2.317 a 1.758, 145,7) mentre qualche allarmismo in più sembra giustificato per Marche (da 2.636 a 2.683, indice di 177,4) ed Emilia-Romagna (da 8.654 a 9.298, 208,3). Non vengono considerate a rischio ma hanno numeri preoccupanti la Campania, con 10.240 nuovi casi settimanali (179,3 ogni 100mila abitanti) e il Molise (609 casi settimanali, 202,6 ogni 100mila abitanti), mentre vanno bene tra le grandi regioni il Veneto (4.373 casi, 89,6 ogni 100mila abitanti), la Sicilia (3.
434 casi, 70,4) e benino la Puglia (5.463 casi, 138,2). Veleggiano verso il bianco la Sardegna con 588 casi negli ultimi sette giorni (36,5 ogni 100mila abitanti) e la Valle d'Aosta, con soli 61 casi negli ultimi sette giorni (48,8 ogni 100mila abitanti).
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