De Nicola, il presidente provvisorio. Fu lui a promulgare la Costituzione

Avvocato penalista con il pallino per il giornalismo, non volle mai essere chiamato “presidente”, ma a tutti ricordò sempre il suo essere “provvisorio”. Dopo il Colle fu presidente del Senato e poi presidente della neonata Corte costituzionale

De Nicola, il presidente provvisorio. Fu lui a promulgare la Costituzione

Contrariamente a tutti gli altri il primo Presidente della Repubblica italiana, Enrico De Nicola, ebbe nuovi importanti incarichi dopo l'esperienza al Colle. In seguito, infatti, fu presidente del Senato (1951-1952) e poi presidente della Corte costituzionale appena istituita (1956-1957).

Nato a Napoli nel 1877, De Nicola fu eletto presidente provvisorio della Repubblica dall’Assemblea Costituente il 28 giugno 1946 e ricoprì la carica di capo provvisorio dello Stato dal 1° luglio 1946 fino al 31 dicembre 1947. Successivamente, dal 1° gennaio 1948 (data che segna l’entrata in vigore della Costituzione italiana) fino al 12 maggio dello stesso anno, fu il primo presidente della Repubblica, cui succedette Luigi Einaudi.

Studente brillante, entrato all’università a 16 anni, due anni dopo iniziò a scrivere come cronista giudiziario per il giornale “Don Marzio”, considerato vicino a Crispi. Diviso tra due grandi passioni, il giornalismo e la Legge, alla fine dopo la laurea in Giurisprudenza aveva scelto la toga avvocato, divenendo ben presto un penalista di fama nazionale, noto per aver abbandonato la pomposità tipicamente napoletana preferendo uno stile più concreto e asciutto. Si avvicinò alla politica dopo aver superato i trent’anni ed essersi appassionato, fin da giovane, ascoltando i discorsi dello storico meridionalista Giustino Fortunato e del giovane promettente politico Francesco Saverio Nitti.

Vicino alle posizioni liberali di Antonio Giolitti, nel 1909 Orlando fu eletto alla Camera e confermato nel 1913. Sottosegretario (alle Colonie e al Tesoro) nei governi Giolitti IV e Orlando, De Nicola proseguì la propria ascesa presentandosi come capolista nel Partito democratico costituzionale alle elezioni politiche del 1919. Nel 1920, dopo le dimissioni di Vittorio Emanuele Orlando, fu eletto presidente della Camera. Rieletto nel 1921, confermato alla guida di Montecitorio, fu vicino alle trattative più importanti per la formazione di un nuovo governo, nel pieno della crisi dell’Italia liberale.

Presiedeva la Camera quando Mussolini si insediò alla guida del Governo, fino a quando fu sciolta la legislatura (25 gennaio 1924). Molti lo rimproverarono per non aver saputo (o voluto) tenere testa a Mussolini, quando il capo del fascismo pronunciò il suo discorso sprezzante contro il parlamento. Alle elezioni del 1924 si candidò nel listone fascista e fu eletto, nella sua Napoli. Ma non prestò giuramento e si allontanò dalla politica. Nel 1929, però, il Re lo nominò senatore. Mai vicino al fascismo, con la caduta del regime seppe muoversi abilmente per disegnare il futuro politico e istituzionale del Paese.

Il 28 giugno 1946 l’Assemblea Costituente lo elesse capo provvisorio dello Stato con 396 voti su 501, dopo diversi scrutini andati a vuoto. De Gasperi avrebbe voluto Vittorio Emanuele Orlando, Nenni vedeva bene Croce, il Pci era favorevole a un accordo ma di certo non stravedeva per De Nicola. La sua elezione ebbe luogo come frutto di un compromesso tra le varie forze politiche e alla luce di due dati di fatto incontrovertibili: era un fiero monarchico (e ciò serviva a non spaccare il Paese in una fase di trapasso estremamente delicata), era un esponente politico del Sud Italia, particolare non secondario visto che diversi leader politici erano del Nord. Rifiutò di risiedere al Quirinale con la motivazione che la sua era solo una carica provvisoria: rimase in un appartamento all’interno di Palazzo Giustiniani, dove già aveva sede la presidenza del Senato.

Non volle mai essere chiamato “presidente”, ma a tutti ricordò sempre il suo essere “provvisorio”. Ma pochi giorni dopo la promulgazione della Costituzione, avvenuta nella Biblioteca del Quirinale il 27 dicembre gennaio 1947, per ovvi motivi di forma (e di sostanza) De Nicola divenne, a tutti gli effetti, Presidente della Repubblica. Il primo presidente.

Nei suoi due anni al vertice dello Stato ebbe alcuni screzi con il capo del governo, Alcide De Gasperi, che in un caso fecero pensare a un vero e proprio conflitto tra poteri con la possibile nascita di un esecutivo del presidente. Alla fine a vincere il braccio di ferro di De Gasperi, che quando si trattò di discutere sulla possibile conferma di De Nicola si guardò bene dal farlo. De Gasperi, infatti, mai gli perdonò di aver tentato di scavalcare i partiti cercando di formare un governo (presieduto dall’amico Francesco Saverio Nitti) aperto ai comunisti. Fallito il tentativo il presidente ci provò ancora affidando un incarico esplorativo a Vittorio Emanuele Orlando, ma il “colpo di mano” non ebbe fortuna. E il pallino tornò nelle mani, ben salde, di De Gasperi.

Il primo discorso da capo provvisorio dello Stato

"Per l'Italia si inizia un nuovo periodo storico di decisiva importanza. All'opera immane di ricostruzione politica e sociale dovranno concorrere, con spirito di disciplina e di abnegazione, tutte le energie vive della nazione, non esclusi coloro i quali si siano purificati da fatali errori e da antiche colpe. Dobbiamo avere la coscienza dell'unica forza di cui disponiamo: della nostra infrangibile unione. Con essa potremo superare le gigantesche difficoltà che s'ergono dinanzi a noi; senza di essa precipiteremo nell'abisso per non risollevarci mai più" (Enrico De Nicola, 15 luglio 1946).

Parsimonioso e austero

Molto parsimonioso e umile, il giorno dell'insediamento De Nicola arrivò a Roma con la propria auto, da Torre del Greco (Napoli), dove abitava.

Non volle mai abitare al Quirinale, ripetendo di continuo che gli pareva il caso essendo, lui, un presidente provvisorio. Preferì la sistemazione di Palazzo Giustiniani. Fedele alla propria linea di austerità rifiutò l'appannaggio previsto e pagò moltissime spese di tasca sua.

De Nicola promulga la Costituzione
De Nicola promulga la Costituzione

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