La riforma della giustizia è approdata alla Camera: in una calda domenica di agosto i deputati sono presenti in Aula per discutere del provvedimento partorito nell'infuocato Consiglio dei ministri. Un compromesso raggiunto dopo lunghissime ore di trattativa, contornate da vertici fiume e addirittura minacce di far crollare tutto. Alla fine una sintesi è stata raggiunta e tra gli entusiasti c'è anche Giulia Bongiorno, che ha smentito le accuse di aver lottato affinché fosse concesso meno tempo ai processi di mafia: "Falso. Prima del Cdm ho fatto un comunicato in cui prendevamo posizione a favore di un ampliamento dei termini per quei processi e per le associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti, nonché per le violenze sessuali".
Ecco, proprio questo è un punto fondamentale. La senatrice leghista difende Silvia (nome di fantasia), la giovane italo-norvegese che accusa Ciro Grillo e i suoi tre amici genovesi di stupro di gruppo. Una questione per cui qualcuno ha sollevato un dubbio che sa di teoria complottista: non è che l'ex ministro difende la ragazza per colpire Beppe Grillo? Ma dalla Bongiorno, intervistata dal Corriere della Sera, è arrivata una sottolineatura che smonta i sospetti: "La riforma riguarda fatti dal 2020 in poi. Quelli (di Grillo jr, ndr) sono del 2019".
"Ora servono i referendum"
L'esponente leghista fin da subito ha espresso la propria soddisfazione per l'accordo raggiunto in Consiglio dei ministri poiché, grazie al lavoro del Carroccio, "non rischieranno di andare in fumo i processi per mafia, traffico di droga e violenza sessuale". Il refrain di via Bellerio però resta lo stesso: adesso bisogna andare avanti e puntare dritto sui referendum. Infatti la Bongiorno reputa la riforma sicuramente "un mattoncino" che fa compiere "un passo avanti", ma allo stesso tempo è evidente la necessità di apportare un "profondo cambiamento".
Motivo per cui la Lega si sta battendo per i referendum: "Vogliamo una valutazione seria della produttività della magistratura e la separazione delle carriere. Non è più tempo di ritocchi, serve il coraggio di incidere sulla Costituzione". La separazione delle carriere per alcuni prelude al controllo del governo sui pm e dunque c'è chi teme che la politica possa mettere le mani sulla magistratura. La senatrice leghista però non è di questo avviso: "La politica fa passi indietro. Scappa terrorizzata. Quando era ministro, Salvini fece una scelta politica in relazione agli sbarchi e il Parlamento ha deciso che dovrà essere un tribunale a valutare. Errore".
La Bongiorno è convinta che sia corretto lasciare fare al Parlamento le scelte principali sulla politica criminale. "In questa fase bisognerebbe richiamare al massimo impegno sui gravissimi fatti di femminicidio che si registrano quotidianamente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.