Mentre Israele prepara un'offensiva totale contro Hamas, la diplomazia internazionale è al lavoro per evitare una ulteriore escalation e creare corridoi umanitari per consentire il passaggio di civili. L'Egitto, che nei mesi scorsi aveva favorito una tregua tra Israele e la Jihad islamica dopo la precedente fiammata di violenza nella striscia, si è attivato anche adesso discutendo con gli Stati Uniti e altri Paesi della possibilità di fornire aiuti nell'ambito di un cessate il fuoco limitato.
Secondo quanto riporta al-Arabiya e anche Reuters, l'Egitto avrebbe proposto una tregua di sei ore, il tempo di far passare gli aiuti dal valico di Rafah, tra Gaza e la penisola del Sinai, temporaneamente chiuso a causa dei bombardamenti israeliani che hanno colpito l'area di frontiera. Anche gli Stati Uniti spingono per una tregua. Durante una telefonata che si è tenuta martedì, in cui Joe Biden ha offerto sostegno incondizionato a Tel Aviv, il numero uno della Casa Bianca ha chiesto al premier israeliano Benjamin Netanyahu di ridurre al minimo le vittime civili «collaterali» dei bombardamenti sulla Striscia, anche alla luce della minaccia di Hamas di giustiziare un ostaggio per ogni attacco israeliano contro la popolazione. Allo stesso tempo gli Stati Uniti si stanno coordinando con l'Egitto per creare un corridoio umanitario che permetta ai civili e alle diverse centinaia di cittadini statunitensi presenti nella Striscia di evacuare l'enclave costiera.
Gli Stati Uniti sono impegnati in consultazioni con Israele e Egitto sulla possibilità di sfollare i palestinesi, come confermato dal consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan: «Siamo concentrati su questa questione e ci sono consultazioni in corso, ma i dettagli sono qualcosa che stanno discutendo agenzie operative e non voglio condividerli troppo pubblicamente in questo momento». Dichiarazioni che arrivano dopo gli appelli delle organizzazioni umanitarie internazionali per la creazione di corridoi per entrare ed uscire dalla Striscia, dove le forze israeliane hanno imposto l'assedio totale, bloccando l'accesso di cibo, carburante e medicine. Un blocco che presto impedirà anche di curare i feriti ricoverati negli ospedali di Gaza.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ieri al Cairo per incontrare il presidente al Sisi e l'omologo egiziano Shoukry, ha detto che l'Egitto può giocare «un ruolo di primo piano per mediare tra le parti». Al Sisi è già al lavoro per una tregua e ha invitato l'Europa e la comunità internazionale a sostenere i negoziati fermando gli spargimenti di sangue e proteggendo i civili. Tajani gli ha chiesto di fare tutto ciò che è possibile per salvare gli ostaggi nelle mani di Hamas. Tra questi anche tre italiani. Non più solo la coppia di italo-israeliani, un uomo malato e la moglie, di cui già si sapeva, ma anche un altro nostro connazionale, sempre con doppio passaporto. Si tratta di Nir Forti (nella foto), che si trovava al rave di Reim con un'amica e sarebbe stato ferito. Sono stati i genitori a segnalarne la scomparsa.
Ieri il ministro degli Esteri ha parlato con il figlio dei due italo-israeliani dispersi assicurandogli che il governo italiano, in collegamento con le autorità di Tel Aviv, sta facendo di tutto per liberarli. «I nostri diplomatici, la nostra intelligence, sono allertati per loro e per i diversi nostri cittadini che attualmente si trovano in Israele», ha garantito la premier Giorgia Meloni.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.