Divorzi, nozze gay e i cattolici orfani (del centrodestra)

Dopo il voto quasi plebiscitario che consente il divorzio breve, arriva il disegno di legge sugli accordi prematrimoniali

Divorzi, nozze gay e i cattolici orfani (del centrodestra)

Dopo il voto quasi plebiscitario che consente il divorzio breve, arriva il disegno di legge sugli accordi prematrimoniali. La domanda è: tutto così ovvio? Io credo proprio di no, specialmente tra i cittadini che costituiscono quel ceto medio operoso, la spina dorsale d'Italia, che accetta il divorzio come dato di fatto, ma forse non è così contenta del progressivo martellamento di un'idea di famiglia, di una proposta di società dove i rapporti siano a priori sicuramente previsti come precari, per cui si fornisce il paracadute, e nella dichiarazione d'amore è incluso non il per sempre, ma il vediamo se va.

Inesorabilmente da Aristotele in poi la legge ha un valore pedagogico. Insistere sulla facilitazione della precarietà, quasi fosse un co.co.co, alleva generazioni a cui è sradicato qualcosa di più che il dente del giudizio, ma quella colonna invisibile per cui anche se tutto crollasse tuo padre e tua madre insieme avranno il tuo nome sul palmo della mano. Credo che lo pensino in fondo tanti che vogliono una famiglia così, anche se la loro è naufragata. La distanza tra vita pratica e ideali non è un buon motivo per non desiderarli almeno per i figli. Invece. Niente. Al Senato c'è un disegno di legge che di fatto annulla la differenza sessuale, introduce la cosiddetta educazione gender, vale a dire che uno non nasce maschio o femmina, ma deve scegliere lui che cosa essere a prescindere dal dato biologico. L'opposizione a questo disegno della sinistra è debole, un po' vergognosa nel centrodestra (salvo la Lega). Davvero è bastata una equivocata fotografia di cortesia con Berlusconi e Luxuria per insinuare il dubbio che la famiglia è una sola, quella di un uomo, una donna e possibilmente dei figli? E che lo Stato deve difenderne come può la stabilità, non perché producano soldati per la Patria, ma garantiscano il durare ordinato della società. Un dialogo forte, vero, senza pregiudizi, dove le ragioni di tutti si paragonino: questo in Italia non c'è più, e si tollerano nella mainstream politico-intellettuale al massimo sfumature diverse delle stesso colore, e chi non ci sta è deportato fuori dall'orto democratico come omofobo, oscurantista, fondamentalista, negatore dei diritti altrui. (A me pare invece che il divorzio rapido e gli accordi pre-matrimoniali ci trasferiscano dalle rovine della civiltà cristiana direttamente nel nichilismo che fa uguali l'occidentalismo sfrenato e l'islam: il rapporto con l'altro si scioglie dicendo tre volte «ti ripudio». E l'islam prevede i matrimoni in prova e a tempo. Ah, la civiltà islamica è superiore, non è vero?).

La legge sugli accordi pre-matrimoniali avrà gli stessi relatori che hanno conseguito il clamoroso successo in tema di rottura dei rapporti coniugali. Sono Alessia Morani del Pd e Luca D'Alessandro di Forza Italia. Maria Elena Boschi e Matteo Renzi hanno commentato festosi: avanti così, dopo le riforme istituzionali, viva i diritti civili. Ripeto: tutto tranquillo? Pare di sì. Ieri alla Camera, che è fatta di 630 deputati, solo in 28 hanno detto di no al divorzissimo. Da sinistra e dai Cinque stelle sono arrivati unicamente assensi, neanche un dissidente; la Lega Nord è stato il solo partito che non ha preso posizione ufficiale per il «sì», lasciando liberi i suoi di scegliere. Forza Italia, Ncd-Udc, Fratelli d'Italia invece hanno aderito alla proposta dei relatori. Qualche onorevole ha dissentito, e lo ha fatto - bisogna dirlo - senza ricevere alcun tipo di pressione. In Forza Italia sono stati cinque. Cinque su settanta.

Ma va tutto bene? Nel 2004 Forza Italia, mentre al governo c'era Berlusconi, respinse questa proposta, e fu affossata. La medesima maggioranza di centrodestra approvò in quegli anni la legge che limitava parecchio la fecondazione artificiale, vietando la eterologa e gli esami degli embrioni. Il referendum per abrogarla fallì. Infine c'è stato nel 2009 il caso di Eluana, la ragazza in coma vegetale, per la quale Berlusconi e i suoi ministri approvarono un decreto che ne impediva la soppressione per fame e sete. Napolitano non volle firmare il decreto e i giudici avallarono la sua fine. In pochi anni è passato un secolo. Ma siamo sicuri che dopo il conformismo soffocante e bigotto degli anni '50 la volontà degli italiani sia andata tutta dall'altra parte? Soprattutto nel ceto medio in molti sentono che si sta perdendo qualcosa di essenziale. Forza Italia se ne occupi.

Non di solo pane vivono gli uomini, bisogna dirselo soprattutto quando sembra mancare. E neanche si campa solo di democrazia, persino quando è messa in pericolo. C'è altro, per fortuna, di cui vivono gli uomini (e le donne). Vivono di affetti, di rapporti non monetizzabili.

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