Dolore, sorpresa e silenzio. La sua Milano lo piange

L'atmosfera surreale e ovattata, i commenti per le vie del centro poco dopo la notizia della morte del Cavaliere

Dolore, sorpresa e silenzio. La sua Milano lo piange
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Morire è stato poco da lui. Malgrado l'ultima degenza così lunga, malgrado la malattia, malgrado l'età. Dato ciò che gli abbiamo visto fare per tutta la vita, ci aveva inconsciamente convinti che stesse lavorando all'immortalità. Per questo anche venerdì, all'annuncio di un nuovo ricovero al San Raffaele («programmato per esami» avevano fatto sapere dal suo entourage) abbiamo immediatamente ricacciato il pensiero in qualche angolo innocuo della mente. Le crocette delle agenzie di stampa, ieri alle 10.43, sono arrivate come una sberla in piena faccia.

Poco dopo, la notizia sembrava aver silenziato tutta la sua Milano. C'erano i cantieri del centro aperti, con i corridoi per restringere i marciapiedi, le trivelle e gli escavatori ma non si sentivano, c'erano le auto in coda ai semafori ma parevano afone e viaggiavano lente. Le teste dei passanti piegate sugli smartphone e brandelli di conversazioni carpite per la strada «Sarà stata la leucemia» diceva una signora ferma al chiosco dei fiori di via Manzoni con un mazzo di peonie pallide in mano, «Per forza, con tutti quelli che gli hanno avvelenato il sangue...» rispondeva l'amica seguita da un bassotto a pelo lungo mentre si riferiva agli innumerevoli detrattori. È un'atmosfera stranissima quella che sveglia Milano senza Silvio Berlusconi. All'improvviso non c'è più niente da bere. Gli anni Ottanta trascorsi da «un secolo», sono finiti di botto. Una città vessata e affaticata già da un pezzo, che in questi anni è stata intossicata da tutto a partire dalla crisi economica, mostra le rughe tutte assieme solo adesso. Ieri era grigia di mattina nonostante il sole, all'improvviso sembrava non avesse più niente da promettere, più nulla da far brillare. Nemmeno il Quadrilatero ingolosiva più: come se Cova fosse rimasto chiuso, se Cartier avesse le vetrine vuote, il Baretto la cucina sprovvista e Caraceni gli aghi spuntati. Ieri Milano si è accartocciata su se stessa. Il colpo di grazia, la presa di coscienza, crudele e definitiva, della fine dell'impero. Perché Berlusconi per la sua città e un po' per tutti, era come certi parenti che rassicura sapere di avere, conforta pensare che all'evenienza interverranno, decisivi nel salvare la situazione: Berlusconi non c'era, ma c'era. Sarà un'altra Milano, sarà un'altra Italia, sarà un'altra epoca. E la Madonnina ieri lo sapeva benissimo. Palesemente, non aveva alcuna voglia di dire addio al milionario in sintonia col popolo: nessuno doveva dire a Silvio com'era la gente, se non lo avesse saputo sarebbe fallito nel giro di una settimana. Per questo la gente lo amava e gli intellettuali no: quelli, a differenza sua, hanno sempre adorato mettere distanza tra loro e gli «altri». Berlusconi era inclusivo (dare strada per fare strada), non era schizzinoso e non soffriva di vuoti di memoria: i Salesiani, gli amici di sempre, le vie dell'infanzia. Non rinnegava nulla e costruiva se stesso con tutto. Non è che Milano 2 fosse andato a costruirla in via Bagutta... Eppure anche via Bagutta ha finito col vivere di Berlusconi, delle sue città satellite, delle sue antenne, delle sue Standa. E oltre a via Bagutta molto altro e molti altri si sono aggrappati all'italianissimo del sogno americano: «Si può fare». Accidenti se ce l'ha fatta, non ha lasciato indietro niente. E Milano fatica a lasciarlo indietro, a fare senza Berlusconi. Non ne ha voglia nessuno. A parte qualche vignettista a cui fa difetto l'eleganza, qualche opinionista rancoroso con poca varietà di stimoli.

Forse a fare grande il silenzio di Milano, ieri, c'era anche il disorientamento dei nemici: perdere l'antagonista di una vita sgomenta tanto quanto perdere il miglior complice. Peccato che troppo spesso neppure i nemici siano stati alla sua altezza. Perché nel bene e nel male, Berlusconi aveva una sua pesantezza e una sua forza di gravità: non era un uomo, era un accidenti di pianeta.

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