
Mentre gli occhi del mondo sono puntati su Riad e l'Europa rivendica insieme all'Ucraina un posto al tavolo dei negoziati per ora gestiti in via esclusiva da Usa e Russia, il governo italiano continua a muoversi secondo quel doppio binario che ha il complicato obiettivo di tenere insieme e conciliare le ragioni a volte diverse e spesso distanti dei Paesi europei e il dialogo tra Bruxelles e Washington. Nonostante le accelerazioni di Donald Trump - non solo in politica estera, ma anche sul fronte dazi - e l'affondo arrivato a Monaco dal vicepresidente statunitense J.D.Vance.
La sua posizione Giorgia Meloni l'ha espressa chiaramente al vertice di Parigi di lunedì pomeriggio, confermando le sue perplessità sul format di una riunione a cui non sono stati inviati molti Paesi che in questi tre anni di guerra tra Mosca e Kiev hanno avuto un ruolo determinante (i Baltici e la Finlandia su tutti) e insistendo sulla necessità di insistere sul «coinvolgimento degli Stati Uniti».
Sul primo punto Emmanuel Macron sembra aver raccolto le sue perplessità, tanto che già oggi sarebbe in programma un nuovo vertice all'Eliseo con i Paesi europei assenti lunedì (una riunione che potrebbe anche tenersi via zoom).
Più complicato, invece, è il secondo fronte. Perché pur nella consapevolezza che l'Europa non può davvero sganciarsi dagli Stati Uniti, è ormai convinzione di molti leader europei che Donald Trump stia trattando con Vladimir Putin anche nel tentativo di allontanare Mosca da Pechino, che è il vero nemico degli Stati Uniti. Se si arrivasse ad una pace tra Russia e Ucraina, infatti, anche le sanzioni europee sarebbero riviste e Mosca potrebbe tornare a riaprire i canali commerciali con l'Ue (in particolare sul gas) a scapito di quel rapporto privilegiato costruito in questi anni con la Cina.
Insomma, una partita geopolitica complessa. Tanto che ieri Mario Draghi ha auspicato un'Europa che «non sia più junior partner di Russia (sul gas) e Stati Uniti (sulla difesa) perché l'Ue è destinata a rimanere da sola».
In questo scenario, Palazzo Chigi continua a predicare cautela. Anche perché, è la convinzione di Meloni, solo Washington può garantire davvero la sicurezza dell'Ucraina una volta deciso il cessate il fuoco.
«Non possiamo pensare a un futuro della sicurezza europea - spiega il vicepremier Antonio Tajani - senza un accordo con gli Stati Uniti». Insomma, per garantire l'Ucraina «dobbiamo naturalmente fare di più e come europei darci un esercito unico», ma questo «continuando ad avere un solido rapporto transatlantico». «Una Nato a due pilastri», aggiunge Tajani. Uno americano e uno europeo. Secondo il ministro degli Esteri, dunque, «non possiamo fare a meno degli Usa» ma comunque «la pace non si farà senza l'Ue».
Così, rispetto al confronto di Riad tra Washington e Mosca, Tajani ci tiene a sottolineare che «al momento non c'è nessun negoziato operativo», solo un «confronto naturale» visto che gli Stati Uniti «hanno fornito il maggior sostegno militare a Kiev».
Posizione piuttosto distante rispetto a quella del suo collega vicepremier Matteo Salvini, che proprio ieri polemizzava sull'esclusione dell'Europa dai colloqui di Riad.
«Macron, Scholz e von der Leyen - affonda il leader della Lega - non si stupiscano se non li invitano ai tavoli internazionali visto che negli anni scorsi invece di occuparsi di alleanze si sono occupati dei tappi delle bottigliette di plastica».
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