Una paziente opera di tessitura diplomatica mentre la guerra continua. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato a Palazzo Chigi Kiril Petkov, il primo ministro della Repubblica di Bulgaria, Paese che si affaccia sullo stesso Mar Nero in cui sono bloccate dall'esercito russo centinaia di navi ucraine cariche di grano, la cui assenza dal mercato mondiale si fa sentire in modo drammatico soprattutto sulle economie e le popolazioni più in difficoltà.
Nel giorno in cui l'allarme sulla crisi alimentare arriva anche dagli economisti riuniti a Davos, la nota di Palazzo Chigi fa sapere che tra i principali argomenti al centro della discussione durata un'ora tra i due premier, vi sono stati la situazione in Ucraina e la necessità di scongiurare la crisi alimentare in atto, oltre che il processo di allargamento dell'Ue ai Paesi dei Balcani occidentali. Temi che con ogni probabilità saranno al centro anche dell'incontro di oggi a Roma tra Draghi e il primo ministro della Repubblica di Macedonia del Nord, Dimitar Kovachevski.
Secondo quanto riferito dal premier bulgaro Petrov in un incontro con la stampa del suo Paese, con Draghi la discussione ha toccato anche i temi dell'approvvigionamento energetico e della proposta italiana per un tetto al prezzo del gas. Draghi avrebbe anche espresso apprezzamento per la posizione della Bulgaria nella crisi e la volontà di rafforzare la collaborazione tra i due Paesi, così che Roma e Sofia possano agire in modo congiunto a livello Ue.
È anche la Comunità dei capi economisti del World Economic Forum da Davos a lanciare un allarme su una maggiore insicurezza alimentare, che se per Italia e Paesi europei significa aumento dei costi delle materie prime e difficoltà anche gravi, in molti altri luoghi del mondo causa già previsioni di aumento del numero dei morti per fame. «Con i prezzi del grano che dovrebbero aumentare di oltre il 40% quest'anno e i prezzi di oli vegetali, cereali e carne ai massimi storici, la guerra in Ucraina sta esacerbando la fame nel mondo e determinando una crisi del costo della vita» sono i risultati del sondaggio di Davos tra gli economisti di punta.
Secondo il medesimo sondaggio, nei prossimi tre anni «l'insicurezza alimentare», espressione che forse può sembrare un po' astratta ma che nel concreto significa avere meno o nulla da mangiare, sarà più grave nell'Africa subsahariana,
nel Medio Oriente e nel Nord Africa. Senza cambiamenti di traiettorie, il mondo sarebbe sulla strada della peggiore crisi alimentare della storia recente, aggravata dall'ulteriore pressione dei prezzi elevati dell'energia.
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