La droga dello stupro fa ingresso nella cronaca nera con l'omicidio efferato di Luca Varani, nel chemsex organizzato da Manuel Foffo e Marco Prato, due ragazzi all'apparenza normali. Di chemsex si parla per gli stupri commessi dall'imprenditore Alberto Genovese, utilizzatore cronico di cocaina e una perizia di parte ha ipotizzato l'uso di sostanze anche per la violenza sessuale che si sarebbe consumata nella villa di Ciro Grillo in Sardegna. Alcol, cocaina e droghe sintetiche sono assunte spesso nella medesima serata. «Gli effetti più ricercati sono il miglioramento della prestazione sessuale e generale, lo stato di euforia che favorisce la socialità e le capacità comunicative, la disinibizione e l'amplificazione degli stimoli esterni. Sono ambite anche le sostanze che hanno il ruolo di calmanti, poiché non ci si ritiene all'altezza delle situazioni sociali, si ha una scarsa accettazione della frustrazione, quindi ciò che non posso avere lo voglio ottenere con tutti i mezzi, da qui le cosiddette droghe dello stupro - spiega Gianpaolo Nicolasi, capostruttura della Comunità Incontro Onlus - Quella maggiormente utilizzata, erroneamente definita droga dello stupro, il GHB (acido gamma-idrossibutirrico), è prescritta come trattamento medico per l'alcol dipendenza, producendo un effetto sedativo ed anestetico che mima gli effetti dell'alcol». C'è un interesse crescente della comunità scientifica per la cannabis terapeutica, ma ce ne sono altrettanti che rivelano come l'uso ricreativo possa slatentizzare gravi disturbi mentali nei giovani utilizzatori. «Ad oggi, non dovrebbe sussistere l'accettabilità delle sostanze, in base al tipo, al prezzo ed all'uso saltuario o meno, poiché le sostanze che immettiamo nell'organismo provocano reazioni diverse in ogni individuo. Si continua a parlare di liberalizzazione della cannabis nonostante la contrarietà di tutti gli attori del privato sociale, che sanno come gli effetti nocivi dei cannabinoidi sulla salute psicofisica non possano essere considerati né marginali né effimeri» continua Nicolasi. Eppure di droga si parla prevalentemente quando si lega ai reati.
«Azioni fondamentali dovrebbero mirare alla prevenzione e non soltanto alla riduzione del danno, per identificare e intervenire precocemente comportamenti a rischio e condizioni di vulnerabilità psico-comportamentale, come la Comunità Incontro Onlus di Amelia propone da anni, particolarmente con il proprio contenitore progettuale InDipendente».
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