Due anni di Covid: storia di un incubo tra numeri pazzi e decreti a pioggia

Il 20 febbraio 2020 a Codogno fu scoperto il "paziente uno" d'Italia (e d'Europa): lockdown, riaperture, mascherine, tamponi, colori, coprifuoco. E una vita mai più come prima

Due anni di Covid: storia di un incubo tra numeri pazzi e decreti a pioggia

Era il 20 febbraio del 2020, il 20.02.2020. Due anni fa. Quella sera all'ospedale di Codogno, nel lodigiano, si scoprì grazie all'intuizione di un'anestesista che Mattia Maestri, aveva il Covid (ma allora si diceva il Coronavirus): il paziente uno non solo in Italia, ma in Europa. L'inizio di un incubo inizialmente solo italiano, poi globale. Riviviamo questi due anni lasciandoci guidare dai numeri.

Il primo bollettino, datato 24 febbraio 2020, un lunedì, reca i seguenti dati: 221 positivi, 26 in terapia intensiva, 7 morti. Il primo dpcm del governo Conte, datato 23 febbraio, istituisce le «zone rosse» in dieci comuni del lodigiano e a Vo' Euganeo (Padova). Ma i numeri crescono rapidamente: il 1° marzo Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e le province di Pesaro-Urbino e di Savona diventano zone rosse. Pochi giorni dopo, il 4 marzo, chiudono le scuole in tutta Italia. Nella notte tra sabato 7 e domenica 8 marzo la situazione precipita: si sparge la voce che la Lombardia e 14 province del Centro-Nord stanno per chiudere, si verifica un cinematografica fuga di mezzanotte con l'assalto ai treni diretti a Sud. Il 9 marzo tutta l'Italia diventa zona rossa e l'11 gli italiani scoprono il significato della parola lockdown: quel giorno, un mercoledì, si contano 10.590 positivi, 1.028 in terapia intensiva e già 827 persone ci hanno lasciato le penne.

Il 18 marzo una colonna di mezzi militari carichi di bare improvvisa una lenta processione per le strade di Bergamo. Qualcuno li fotografa e quegli scatti fanno il giro del mondo. Quel giorno si contano 2.648 nuovi positivi, i contagiati sono 28.710, i ricoverati 14.363 e i morti quotidiani sono 475. I numeri continueranno a crescere fino al picco tra fine marzo e inizio aprile: il 21 marzo 6.557 nuovi positivi, il 3 aprile 4.068 persone in terapia intensiva, il 27 marzo 969 morti.

Poi la curva scende, l'incubo sembra finito, la liberazione avviene a tappe tra la fine di aprile e l'estate. Il 16 maggio riaprono i negozi e si può circolare senza autocertificazione: quel giorno 875 casi, 10.400 ricoveri, 153 morti. Arriva l'estate, c'è voglia di libertà, il Covid sembra un ricordo: tra il 13 maggio e il 21 agosto i casi sono sempre sotto quota mille, gli ospedali si svuotano (il 29 luglio appena in 38 in terapia intensiva), il 29 agosto un solo morto.

L'autunno 2020 i casi tornano a salire: 1.071 il 22 agosto, 1.907 il 18 settembre, 2.844 il 3 ottobre. Nella seconda decade di ottobre in dieci giorni i casi quadruplicano, altri dieci e raddoppiano, il 13 novembre si toccano i 40.902. Nel frattempo gli ospedali si sono riempiti di nuovo: il 23 novembre ci sono 34.697 pazienti Covid ricoverati e 3.810 in terapia intensiva. Muoiono centinaia di persone al giorno, il 3 dicembre sono 993. Richiudono molte attività, la mascherina diventa obbligatoria, gli italiani riscoprono il coprifuoco e tremano al pensiero che la loro regione cambi colore. La curva dei contagi flette ai primi di dicembre, ma la tregua dura poco: a febbraio 2021 i casi tornano a salire. Il picco sono i 26.824 casi del 12 marzo, negli ospedali ci sono quasi 30mila ricoverati, i morti sono centinaia al giorno. Ma nel frattempo è arrivato il vaccino, la Pasqua in zona rossa è l'ultimo grande sacrificio. I numeri scendono, normalità. È una primavera di ottimismo, l'8 maggio per l'ultima volta si superano i 10mila casi, il 19 giugno per l'ultima volta i mille. La quarta ondata è contrassegnata dalla variante Omicron: tanti casi (220.

532 l'11 gennaio 2022), tantissimi tamponi (oltre un milione di tamponi al giorno) ma non si superano mai i 20.037 ricoveri in area non critica e 1.691 in di fine gennaio. Quindi tre settimane di calo continuo. I due anni di Covid scavallano con sollievo. Ma la guerra non è finita.

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