Milano La prossima settimana, mercoledì 14, il Consiglio direttivo di Confcommercio si preannuncia caldo. Sul tavolo ci saranno due questioni. Come si leggeva ieri sulla prima pagina del sito dell'associazione delle imprese del commercio, verrà esaminata «la riorganizzazione interna, che ha comportato la risoluzione del rapporto di lavoro con il direttore generale Francesco Rivolta per motivi oggettivi».
Poi, secondo la posizione ufficiale dell'associazione: «In quella stessa sede il presidente Carlo Sangalli relazionerà sui recenti fatti di cronaca. A questo proposito si conferma che il presidente, abbandonando la sua usuale vocazione al dialogo, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica ritenendosi parte offesa per gravissime condotte di estorsione e diffamazione. Proseguirà a querelare con fermezza chiunque costruisca, diffonda o alimenti notizie false e diffamatorie. Dunque, accuse infamanti o illazioni, anche e soprattutto se provenienti da soggetti con una storia ben diversa da quella del presidente, saranno oggetto di querela immediata».
La questione a cui si fa riferimento parte dalla lettera inviata a Sangalli dopo l'Assemblea annuale di giugno e firmata da 3 dei 7 vicepresidenti - Maria Luisa Coppa, Renato Borghi e Paolo Uggé - che gli chiedono le dimissioni per «ragioni-etico-morali» che lo renderebbero «totalmente incompatibile» con la poltrona. Di che si tratta? Il riferimento è a presunte molestie nei confronti di una ex collaboratrice di Sangalli. I firmatari erano infatti venuti a conoscenza di una donazione di 200mila euro (più l'8% di tasse), avvenuta a gennaio davanti a un notaio di Roma.
Beneficiaria la signora che aveva lasciato il suo ufficio da anni. All'atto assiste come testimone anche Francesco Rivolta, allora direttore generale di Confcommercio, che assiste all'operazione. Sangalli ha poi spiegato di aver «pagato perché costretto da una vera e propria violenza psicologica», fatta di pressioni, messaggi e lettere anonime. Senza però fare alcuna denuncia. Fino a qualche settimana fa, quando scattano il licenziamento di Rivolta (nell'uffcio del quale si era poi trasferita la signora) e l'esposto in Procura, contro lo stesso ex dg.
Di fronte a tale intreccio, si legge ancora nel sito, «il presidente esclude categoricamente di aver mai mancato di rispetto a nessuno dei suoi collaboratori (nel 2011, come in ogni giorno di tutta la sua carriera)». Per Confcommercio, le accuse e le pressioni rispondono a «una precisa regia, che contestava comportamenti scorretti tra i più infamanti riferiti al 2011, contro cui non vi sarebbe stata alcuna possibilità di difesa. In questa situazione il presidente, pur non avendo alcuna colpa, ha ritenuto di cedere alle richieste e pagare. Il presidente ha scelto di farlo nella forma più trasparente possibile dell'atto pubblico, per tutelare la Confederazione e la propria serenità familiare, e conservare ampia prova delle pressioni subite». Ma evidentemente non è bastato perché, si legge ancora sulla home page del sito, «nonostante l'avvenuto pagamento, con pervicacia, sono state richieste a più riprese le dimissioni con toni minacciosi, allusivi e nei contesti più inopportuni.
Solo di recente, dopo una lunga e complessa attività di ricerca, si è scoperta la reale natura delle richieste estorsive e si è avuta prova degli accordi e delle responsabilità dei singoli». Per questo, conclude il comunicato, «Il presidente Sangalli e la Confcommercio attendono il lavoro della magistratura per individuare i responsabili di queste azioni gravissime».MZ
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