E Bergamo s'interroga ancora sul piano pandemico

La frase sibillina di un dirigente del ministero della Salute: "Sul nuovo testo mai consultati"

E Bergamo s'interroga ancora sul piano pandemico

«Sui fondi per il nuovo piano pandemico non siamo stati consultati come ministero della Sanità». Mentre Bergamo commemora i suoi morti, rivede le immagini delle bare sui camion e punta il dito contro la politica che non ha ancora chiarito del tutto colpe e responsabilità (la commissione d'inchiesta è impaludata in Parlamento dai veti incrociati di Pd, M5s e Lega) i riflettori si spostano sui fondi che il governo di Mario Draghi ha deciso di destinare alla stesura del piano pandemico, la cui mancata applicazione piena è stata probabilmente - se ne sta occupando la Procura di Bergamo guidata da Antonio Chiappani - la concausa per il propagarsi della pandemia dalla zona rossa di Nembro e Alzano in Italia e in Europa. Se ne è discusso ieri sera a Osio Sotto durante la cerimonia organizzata dai familiari delle vittime della Bergamasca, nel corso della quale sono stati premiati tra gli altri tre giornalisti del Giornale (Giuseppe De Lorenzo, Felice Manti e Stefano Zurlo) «che si sono distinti per l'impegno nella ricerca documentale e nella divulgazione di quanto avvenuto in Italia nei mesi bui della pandemia» ed è stato presentato il libro Quel che resta di una vita, scritto dai familiari delle vittime del Covid che aderiscono all'associazione #Sereniesempreuniti.

Nel corso dell'incontro, al quale erano presenti tra gli altri l'ex ricercatore dell'Oms Francesco Zambon e alcuni parlamentari come Galeazzo Bignami (Fdi), Gianluigi Paragone e l'ex grillino Gregorio De Falco, è emerso infatti che il governo ha stanziato 860 milioni per lo stoccaggio di dispositivi di protezione, 200 milioni per i primi interventi per la realizzazione del piano pandemico 2021-2023 e 350 milioni per l'implementazione dei piani pandemici regionali e provinciali. Con quali criteri? «Come ministero della Sanità non siamo stati consultati», si è lasciato sfuggire un alto dirigente del ministero.

Non è un caso se «l'Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l'adozione di altre misure di contrasto alla pandemia» voluta da Draghi dipenda dalla Difesa. «È la prova che il governo ha deciso di esautorare il ministro Roberto Speranza dalla gestione della pandemia», si lascia scappare uno dei presenti. Un segnale chiaro anche per i pm che indagano sulla pandemia.

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