E finalmente il governo tenta una soluzione

In manovra l'ipotesi di un fondo di solidarietà da 100 milioni per i piccoli investitori

Un fondo di solidarietà da cento milioni per mettere almeno un cerotto sulle ferite dei piccoli risparmiatori rimasti schiacciati dal salvataggio di BancaEtruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti. Appena un cerotto, perché la capienza del fondo equivarrebbe a circa il 33% dei bond subordinati (300 milioni di controvalore) che, si stima, siano finiti nelle mani delle famiglie italiane su prestiti per 750 milioni complessivi. Il fondo, che il governo dovrebbe far nascere con un apposito emendamento alla legge di Stabilità in discussione oggi, sarebbe cofinanziato per il 66% dalle stesse banche (che hanno già scucito 3,6 miliardi per alimentare il fondo di risoluzione che ha salvato Etruria & C.) e il resto dal Tesoro. Nodo degli aiuti di Stato permettendo, alla fine si potrebbe tuttavia anche dividere l'onere a metà.Ieri si è poi aggiunto l'appello del governatore Luca Zaia per le due banche popolari in difficoltà del «suo» Veneto: Popolare Vicenza e Veneto Banca. Entrambe, dopo aver drasticamente tagliato il valore delle loro azioni, sono ora costrette a ingenti aumenti di capitale e a quotarsi in Borsa trasformandosi in spa. Il buon esito delle ricapitalizzazioni è assicurato dai consorzi di garanzia, ma a Vicenza e a Montebelluna i soci sono inviperiti e pronti alla battaglia legale.«È assolutamente indispensabile un intervento forte, si tratti di garanzie» o di qualsivoglia «altra iniziativa», ha scritto Zaia in una lettera a Matteo Renzi, al ministro Pier Carlo Padoan, al governatore di Bankitalia Ignazio Visco e al presidente Bce, Mario Draghi. Zaia da tempo muove per creare un nuovo polo del credito a Nord Est.C'è però un altro dato che fa riflettere. Sebbene quello di Etruria & C sia un caso limite - tutti e quattro gli istituti erano stati commissariati da Bankitalia per gravi problemi di gestione - sono ben 150 le emissioni obbligazionarie subordinate oggi in mano alle famiglie italiane. Titoli sostanzialmente senza una reale garanzia e che, quindi, potrebbero essere potenzialmente azzerati, nel caso fosse necessario un salvataggio degli istituti tramite il bail-in. La stima è firmata dagli analisti di Consultique, secondo cui ammonta invece a 60 miliardi il «tesoretto» complessivo custodito nei bond subordinati bancari in circolazione. Le emissioni sono in tutto 360, di cui appunto la metà di taglio prossimo ai mille euro e quindi in possesso dei piccoli risparmiatori. Il resto è stato appannaggio dagli investitori istituzionali.

Si tratta, sia chiaro, di un rischio remoto o almeno confinato, perché sia la totalità delle banche quotate in Borsa, a partire dalle big, sia la larga maggioranza delle altre hanno indici patrimoniali solidi. A dimostrarlo sono gli stessi stress test della Bce. Ma oltre i due terzi dei bond subordinati sono sprovvisti di rating, altri non sono «investment grade» o sono «illiquidi».

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