Una manciata di ore, e le sentenze del Tar del Lazio che hanno azzerato la nomina del procuratore della Repubblica di Roma fanno irruzione in un altro scenario destinato ad agitare la giustizia e le sue correnti: ovvero la scelta del magistrato che per i prossimi anni guiderà la procura della Repubblica di Milano. Che è l'altro grande ufficio inquirente del Paese, quello da cui negli ultimi decenni sono partite le inchieste più devastanti sul sistema politico. E che nel risiko delle poltrone conta quanto la procura di Roma, se non di più.
L'attuale capo, Francesco Greco, andrà in pensione il 12 novembre, alla vigilia del settantesimo compleanno. Le grandi manovre intorno alla sua successione sono in corso da tempo, con la corrente di sinistra, Area, pronta a lanciare il suo candidato Maurizio Romanelli, oggi procuratore aggiunto, titolare del pool più importante, tangenti e criminalità economica. Sarebbe una soluzione nel senso della continuità, e soprattutto una soluzione interna: a Milano non è mai arrivato un procuratore che non avesse svolto tutta la sua carriera sotto la Madonnina.
Ma ieri le sentenze del Tar del Lazio sulla Procura di Roma ribadiscono due principi chiave: che avere già guidato una Procura è un titolo preferenziale per guidarne un'altra; e che il «radicamento territoriale», conoscere la realtà locale, non lo è. Il concorso per procuratore, ribadisce il Tar, è un concorso a base nazionale, chiamato a scegliere il meglio tra le candidature provenienti da tutto il Paese.
Romanelli, che conosce bene Milano ma non ha mai guidato una procura, potrebbe non farcela. E la discesa delle sue quotazioni fa salire bruscamente quelle di un nome che ribalterebbe molti equilibri. Si tratta di Nicola Gratteri, attualmente procuratore della Repubblica a Catanzaro. Una candidatura di cui da tempo si parlava a mezzavoce, che Gratteri non hai confermato ma neppure smentito, e che - se dovesse materializzarsi - oggi apparirebbe difficilmente battibile.
Gratteri sa di avere contro di sé la fama di un carattere non facile e un rapporto a volte tempestoso con l'avvocatura. Ma sull'altro piatto della bilancia potrebbe mettere una lunga storia di impegno in prima linea contro la criminalità organizzata, insieme alla guida ormai da cinque anni di una grossa e difficile Procura dopo i molti anni come procuratore aggiunto a Reggio. E il suo principale handicap, la mancanza di una corrente di riferimento, potrebbe di questi tempi giocare a suo favore.
A Milano, insomma, forse è il momento di rassegnarsi all'arrivo di un «papa straniero».
L'alternativa a Gratteri potrebbe essere rappresentata da Giuseppe «Gimmi» Amato, attuale procuratore a Bologna, che come proboviro dell'Anm ha contribuito alle sanzioni contro gli inquisiti del caso Palamara. In uno scontro frontale con Gratteri, la partita sarebbe tutta da giocare.
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