La porta del Cremlino al momento rimane chiusa, Papa Francesco dovrà attendere. E i tempi non sembrano essere brevissimi. La doccia fredda è arrivata dal portavoce di Putin, Dmitry Peskov che ha allontanato la possibilità di una visita del Pontefice a Mosca per incontrare il presidente russo. Venti giorni dopo l'inizio della guerra in Ucraina, Bergoglio aveva chiesto al Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, di aprire un contatto col Cremlino per organizzare un faccia a faccia con chi ha scatenato la guerra e chiedergli di persona di fermarsi. La macchina diplomatica della Santa Sede si era subito messa in moto, pur senza ricevere risposte. Parolin aveva sentito al telefono anche il ministro degli esteri russo Lavrov, proponendo più volte la Santa Sede come mediatore per la pace. Anche in questo caso un silenzio assordante. «Insistete perché io possa incontrare Putin», aveva ribadito anche una settimana fa il Pontefice ai suoi collaboratori, «è necessario che io vada a Mosca prima di un possibile viaggio a Kiev». Posizione che il Papa ha ribadito anche due giorni fa dalle colonne del Corriere della Sera, rendendo pubblico, attraverso un colloquio col direttore Fontana, quel suo desiderio di poter guardare negli occhi il Presidente russo per parlargli e chiedergli di «fermare tanta brutalità».
«Non ci sono accordi per un incontro tra Putin e Papa Francesco», dice adesso il portavoce del Cremlino, Peskov, precisando che «tali iniziative dovrebbero passare attraverso i servizi diplomatici. Non sono stati presi accordi per incontri». Lo stesso Pontefice argentino aveva, infatti, spiegato di essere in attesa che il leader del Cremlino, ricevuto tre volte in Vaticano dal Papa negli ultimi anni, «concedesse qualche finestrina», pur rimanendo però dubbioso: «Temo che Putin non possa e non voglia fare questo incontro in questo momento». La diplomazia della Santa Sede anche nelle scorse ore ha continuato a chiedere ai propri interlocutori russi se ci fossero sviluppi tali da permettere al Papa di volare a Mosca. E tra le sacre stanze fino a ieri mattina si respirava un lieve ottimismo, tanto che qualche ora dopo la pubblicazione dell'intervista del Pontefice al Corriere era intervenuto l'ambasciatore russo presso la Santa Sede, Aleksandr Avdeev, in buoni rapporti col Papa, che aveva aperto uno spiraglio: «In qualsiasi situazione internazionale, il dialogo con il Papa è importante per Mosca. E il Pontefice è sempre un gradito, desiderato, interlocutore». Da lì a poco però il cambio di passo, direttamente dal Cremlino che ha spento ogni speranza. «Sicuramente pesano le tensioni con la Chiesa ortodossa russa», spiega dalle stanze vaticane chi ha avuto modo di lavorare al «dossier», «nelle ultime ore c'è stata una presa di posizione molto forte del Patriarcato contro il Papa e questo è strettamente collegato alla decisione di Mosca di far sapere che non c'è alcun accordo sul tavolo».
In effetti, dopo il comunicato di ieri mattina del Patriarcato ortodosso russo in cui si afferma che il Papa ha usato dei «toni sbagliati nei confronti di Kirill» nell'intervista di due giorni fa, la presenza del Pontefice al Cremlino potrebbe creare non pochi imbarazzi, sia tra i rappresentati della chiesa ortodossa sia tra i membri della diplomazia. Sarebbe, insomma, controproducente. Dal canto suo però Francesco, parlando con i suoi collaboratori, ha precisato che le sue parole, seppur possano sembrare dure verso Kirill, erano in realtà in difesa del Patriarca russo, che non può essere trasformato nel «chierichetto di Putin», perché accusato da più parti di essere soggiogato al potere. Aspettiamo che siano loro a reagire, a dirci che cosa vogliono», spiega il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin.
Già nelle prossime ore potrebbe esserci una telefonata di chiarimento tra i due leader religiosi che ribadiscono, in ogni caso, la necessità di un dialogo fraterno proprio in questo momento di tensioni internazionali. « A quel punto potrebbe riaprirsi uno spiraglio perché la diplomazia russa e quella vaticana possano in qualche modo pianificare un possibile incontro tra il Papa e il leader del Cremlino.
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