Ecco i primi segnali. In Olanda e Irlanda bene i sovranisti

È l'Olanda il primo Stato membro ad aver votato nella giornata di ieri per le elezioni europee 2024, assieme a Repubblica Ceca e Irlanda

Ecco i primi segnali. In Olanda e Irlanda bene i sovranisti
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È l'Olanda il primo Stato membro ad aver votato nella giornata di ieri per le elezioni europee 2024, assieme a Repubblica Ceca e Irlanda. Primi deboli segnali di come si comporrà il quadro dopo lo spoglio di domenica sera, dal quale dipenderà la nuova maggioranza nell'euro-emiciclo e soprattutto gli equilibri delle nuove istituzioni comunitarie. Spicca in primis un tasso di astensionismo che dovrebbe aggirarsi al 45% e un miglioramento complessivo per i partiti di destra rispetto al 2019: tutti i sondaggi danno le destre europee in grado di ottenere un quarto dei 720 seggi parlamentari disponibili.

Nel Paese dei tulipani la sinistra (8) dovrebbe avere un seggio di più rispetto alla destra (7) dopo l'exploit elettorale di Wilders dello scorso anno che lo ha consacrato ai vertici della politica olandese. Per il PVV è comunque un successo oggettivo, dal momento che alle elezioni europee di cinque anni fa non aveva ottenuto alcun seggio, se non uno dopo la Brexit. «Questo è un segnale molto positivo e anche un segnale per le élite di Bruxelles che le cose cambieranno», ha commentato Wilders. E se il risultato finale sarà annunciato solo domani sera, già oggi è possibile abbozzare un dato generale, con l'alleanza di centrosinistra composta da verdi e laburisti che perde un seggio rispetto al 2019.

In Repubblica Ceca ancora ricordano la bassissima affluenza del 2019, con il 28,7% per cui questa volta il premier Petr Fiala e il suo partito Civico Democratico proverà a non perdere terreno rispetto al movimento centrista ANO guidato dall'ex primo ministro Andrej Babis che ha proposto lo slogan anti-sinistra «no all'immigrazione e alla follia verde». Comunque finirà il voto ceco, il centro e la destra dovrebbero raccogliere più voti della sinistra.

In Irlanda, per la prima volta in un voto, molti candidati si sono coalizzati in una piattaforma anti-immigrazione, sia come indipendenti sia per partiti apertamente nazionalisti, a dimostrazione di un tema molto sentito anche a quelle latitudini. Infatti circa il 20% della popolazione è nata fuori dal paese e il numeri dei richiedenti asilo sono esponenzialmente aumentati, al pari di un sentimento anti-immigrazione.

Sensibilità che hanno fatto calare il sostegno al partito nazionalista di sinistra Sinn Fein, dal momento che nel suo programma presenta posizioni pro-immigrazione che contrastano con le istanze degli elettori appartenenti alla classe operaia irlandese.

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