Semplice protesta, semplice sorveglianza. Il pm milanese Mauro Clerici risparmia all'eco-attivista di Voghera Simone Ficicchia la misura della sorveglianza speciale che era stata caldeggiata dalla questura di Pavia, e propone, considerata la «limitata offensività» delle azioni di cui è accusato il militante di «Ultima generazione», di considerare «sufficiente la misura della sorveglianza semplice per il termine di un anno».
L'ultima parola spetta ai giudici, che comunicheranno la decisione alle parti entro 30 giorni. Ma se per il difensore del 20enne studente di storia di Voghera, Gilberto Pagani, la revoca della misura di sorveglianza richiesta sarebbe auspicabile perché non esisterebbe pericolosità sociale, forse proprio Ficicchia e gli altri eco-attivisti di Ultima Generazione molti dei quali ieri si sono autodenunciati per «ricevere lo stesso trattamento di Simone» - potrebbero non essere troppo felici di una decisione indulgente del tribunale del capoluogo lombardo. Il «caso» Ficicchi, infatti, già sollevato dopo il blitz al Senato, serve anche a rimarcare l'asserita sproporzione nella risposta alle azioni di disobbedienza civile.
Proprio Simone prima dell'inizio dell'udienza ha parlato di «giornata storica per l'attivismo ambientalista in Italia», proprio per quella sorveglianza speciale considerata da Ultima Generazione «un monito per reprimere quello che sta succedendo». Ovviamente Simone sa bene, come ha spiegato lui stesso, che a innescare la richiesta della questura di Pavia è stato il «cumulo di episodi di disobbedienza civile a cui ho partecipato da febbraio in poi, tra cui blocchi stradali, imbrattamenti, azioni in musei, sempre in un ambito di non violenza che è il nostro metodo». Simone, in particolare, ha preso parte al blitz con vernice alla Scala, Il 7 dicembre scorso, ed era tra i quattro ecoattivisti che a luglio scelsero di incollarsi per protesta al basamento di «Forme uniche della continuità nello spazio», la scultura di Umberto Boccioni esposta al Museo del Novecento. Sempre lui, peraltro, aveva fatto lo stesso una settimana prima agli Uffizi di Firenze, incollandosi al vetro di protezione della Primavera di Botticelli, per poi replicare, ad agosto, stavolta sulle vasche dei delfini dell'acquario di Genova.
E lo stesso Fichiccia parla di «repressione eccessiva» rispetto all'attività non violenta che starebbero mettendo in atto quelli di Ultima generazione. «Nella richiesta della Questura si parla di me come di un pregiudicato ma non è così, non sono mai stato condannato», aggiunge. Ora che ha accumulato denunce per resistenza e danneggiamenti, però, rischia di sporcarsi la fedina penale, nonostante l'autodenuncia dei suoi compagni di lotta. Lui, comunque, sorveglianza semplice o speciale, sembra voler proseguire sulla stessa strada. «Il mio obiettivo è quello di studiare, di insegnare storia e suonare il sax ha spiegato ieri in aula - ma ci sono dei motivi per cui ho deciso di prendere l'impegno di portare avanti queste manifestazioni e azioni non violente, e questi motivi riguardano il futuro della nostra generazione».
Nel mirino, come da «statuto» della sua organizzazione, c'è il governo italiano, l'ultimo come il precedente «inadempiente di fronte ad accordi internazionali sul clima», come pure le «aziende che continuano a investire sui combustibili fossili». Anche se, ammettono Ficicchi e i suoi sodali, «sta cambiando qualcosa».
Certo che se lo scopo è far rumore e far parlare di sé e non a caso ieri Simone ha ricordato come «la repressione che stiamo ricevendo è sproporzionata rispetto alle nostre azioni» il rigore e la severità, usati come prova di una sorta di complotto globale, farebbero molto più comodo all'organizzazione di ecoattivisti rispetto all'ammorbidimento delle misure. Lo sapremo tra un mese.
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