Elena uccisa per vendetta. Spariti tablet e cellulare

Il corpo dissanguato nel bagno: le indagini nel mondo delle escort. Il killer è in fuga

Elena uccisa per vendetta. Spariti tablet e cellulare

Un'unica coltellata alla gola, inferta con violenza da dietro. Poi l'assassino è fuggito, portando via il cellulare della vittima e lasciandola morire dissanguata.

Si scava negli ambienti della prostituzione per arrivare al killer di Elena Serban Radula, la 32enne di origine romena uccisa nel bagno dell'appartamento che aveva affittato appena tre settimane fa ad Aosta. Il corpo seminudo della donna è stato trovato all'alba di domenica nell'abitazione al piano terra di una palazzina di sei, al civico 48 di viale dei Partigiani, dove la sorella Alexandra era andata a cercarla. Era partita con un amico da Lucca di notte, preoccupata perché da ore non riusciva a sentirla e anche i suoi messaggi Whatsapp non ricevevano risposta. Non accadeva mai, anzi le due si parlavano con una certa regolarità. Sapeva inoltre che Elena ad Aosta non conosceva nessuno e quel silenzio la terrorizzava, forse perché la vittima le aveva confidato qualche suo timore, anche se non lo ha confermato davanti agli inquirenti. Alle 6 Alexandra è giunta in via dei Partigiani ed è entrata dal portone, approfittando del fatto che un inquilino stava uscendo per portare fuori il cane. Ma quando ha iniziato a suonare il campanello della porta di casa, i suoi fantasmi sono diventati reali.

La donna, che lavora in un noto bar del centro storico di Lucca, ha avvertito subito polizia e vigili del fuoco, che sono intervenuti buttando giù la porta. Elena giaceva dissanguata, uccisa da qualcuno che conosceva o a cui aveva aperto la porta.

Gli investigatori della squadra mobile, coordinati dal pm Luca Ceccanti, stanno ricostruendo gli ultimi giorni di vita della trentaduenne, che aveva vissuto un periodo anche a Londra e scavano tra le sue conoscenze, perché l'esecuzione fa pensare a una vendetta o a un regolamento di conti. Ma di Elena è scomparso il cellulare e il tablet, portati via probabilmente da chi l'ha uccisa per cancellare le tracce. Tracce che potrebbero essere invece rimaste nelle immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza presenti nei dintorni.

La vittima non aveva un'occupazione stabile e, giunta in città, avrebbe pubblicato su alcuni portali degli annunci e delle foto offrendo sesso a pagamento.

Sabato alle 11, però, era ancora viva, perché una vicina di casa l'ha vista nell'androne del palazzo. Nessuno più tardi ha sentito rumori o urla ed è chiaro che chi ha ucciso Elena è stato fatto entrare da lei nell'appartamento. La casa non è stata messa a soqquadro, particolare che lascia escludere un furto o una rapina finita nel sangue. Nessuna traccia, però, dell'arma del delitto, un coltellaccio da cucina secondo i primi riscontri del medico legale. Nelle prossime ore verrà poi effettuata l'autopsia che potrà chiarire meglio la dinamica del delitto. Poi la famiglia darà disposizione per i funerali.

Molti gli interrogativi da chiarire.

Primo tra tutti perché Elena si era trasferita dalla Toscana ad Aosta, dove non aveva un lavoro fisso? E ancora chi ha incontrato quando era a Londra? Aveva vissuto a San Vito fino al 2015 e la sua residenza era rimasta ancora lì, in via Pesciatina, mentre la madre Mariana, giunta anni fa in Toscana dalla Romania, si trova a Sant'Angelo in Campo dove è molto conosciuta e conduce un'esistenza tranquilla. Ma a Elena quella vita stava stretta e aveva cambiato spesso città. Ed è in quel balletto di trasferimenti e traslochi deve aver incrociato il suo o i suoi assassini.

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