Ennesimo schiaffo alla famiglia Ciatti. Il killer vuole il processo in Spagna

Il ceceno là rischia 24 anni. Niente condanna in contumacia

Ennesimo schiaffo alla famiglia Ciatti. Il killer vuole il processo in Spagna

Scarcerato per un cavillo, torna in Spagna per essere processato. «Non ho fiducia nella giustizia italiana» dice il presunto killer di Niccolò Ciatti, il 22enne di Scandicci in vacanza in Spagna e massacrato di botte in una discoteca di Lloret de Mar l'11 agosto 2017 da Rassoul Bissoultanov, 26 anni, ceceno, e due suoi amici. Una «mossa» per non rischiare l'ergastolo, pena prevista in Italia per l'omicidio volontario aggravato. L'uomo si difende: «Non sono un assassino, la morte del ragazzo è stata un incidente, non pensavo fosse morto». Una storia infinita che lascia sgomenti i genitori della vittima: «Sono deluso e amareggiato. Ha strappato la vita a mio figlio, mi auguro che si arrivi comunque a una sentenza e che venga inflitta la pena massima possibile» dice il papà, Luigi Ciatti.

Una querelle giudiziaria che inizia quando Bissoultanov, scarcerato in Spagna per decorrenza dei termini (in 4 anni non era mai iniziato il processo), con la scusa di tornare in Francia per dei documenti scompare nel nulla. Viene catturato in Germania ed estradato in Italia. Resta nel carcere di Rebibbia fino al 29 dicembre, quando per un vizio di forma la Corte di Assise di Roma lo rimette in libertà. L'imputato non era in Italia quando è stata firmata l'ordinanza di custodia cautelare e la Procura deve accogliere la richiesta di scarcerazione. Alla prima udienza, il 18 gennaio, Bissoultanov non è presente. Dovrà comparire davanti ai giudici di Girona il 30 maggio mentre la giustizia italiana, che ha avviato un processo parallelo, dovrà pronunciarsi entro marzo sull'eccezione di competenza territoriale presentata dai suoi difensori, secondo i quali il processo dovrebbe tenersi nel luogo dov'è avvenuto l'omicidio.

«Se la Corte d'Assise romana stabilirà che la giurisdizione è italiana - spiega l'avvocato Agnese Usai, legale dei Ciatti -, il processo di Roma andrà avanti. Ma quello in Spagna, che durerà una settimana, finirà sicuramente prima. Quando c'è un conflitto di giurisdizione e i due Paesi non si mettono d'accordo, vince chi finisce prima». Viceversa, se Roma dovesse accettare l'eccezione di competenza il processo in Italia si bloccherà. «A quel punto - ipotizza Usai - Bissoultanov potrebbe scegliere di sottrarsi anche al procedimento in Spagna dove non si processa chi non è presente e la pena è più bassa». «Se la Corte d'Assise di Roma deciderà che l'Italia non ha giurisdizione - continua Luigi Ciatti - questo ceceno se la caverà e resterà libero e tranquillo, la colpa sarà di Niccolò che quella sera è andato a ballare in discoteca ed è stato ucciso con un calcio alla tempia».

Il presunto killer, tutt'altro che pentito, in una conferenza stampa in Catalogna continua: «In Italia mi hanno trattato male, pretendevano di farmi firmare documenti senza avvocato e interprete». «In Italia, per una legge di Mussolini ancora vigente, si può arrivare a condannare all'ergastolo una persona assente al processo» sostiene l'avvocato Carles Monguilod, difensore del ceceno. «Poteva venire in aula, ha scelto lui di non esserci.

Non è lui la vittima, la vittima è chi ha perso un figlio a calci in faccia» la risposta del legale dei Ciatti. Insomma, se processato in Spagna Bissoultanov rischia al massimo 24 anni, se presente in aula. Se dovesse darsi ancora una volta alla latitanza il processo non si svolgerebbe affatto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica